TAR Umbria-Perugia, sez. I, decreto
3.9.2015 n° 114
Poste
Italiane S.p.A., nel luglio 2015, comunicava al Comune di Collazione
l’intenzione di chiudere un proprio ufficio, aperto al pubblico, a decorrere
dal mese di settembre. L’Amministrazione Comunale ricorre al TAR Umbria e la I Sezione accoglie il
ricorso in via cautelare, rimandando ad una successiva udienza la decisione
definitiva. In sintesi è quanto accaduto a Collazzone, caratteristico comune
medievale che conta poco più di tremila abitanti, che Poste Italiane intende
privare dell’ufficio postale.
La
nota indirizzata al Comune, datata 2 luglio 2015, con la quale Poste Italiane
S.p.A. comunicava che a decorrere dal 7 settembre 2015 l’ufficio avrebbe
abbassato le saracinesche, è stata portata innanzi la giustizia amministrativa
umbra, unitamente ad una ulteriore nota, con la quale la stessa società
partecipata forniva le argomentazioni di riscontro all’incontro tenutosi, nel
febbraio 2015, con i rappresentanti del Comune e dell’ANCI Umbria, nonché ad
un’e-mail del Sindaco datata 23 febbraio 2015, avente ad oggetto l’ipotesi di
chiusura degli uffici postali.
In
via subordinata il Comune impugna anche la delibera resa dall’Autorità per le
Garanzie nelle Comunicazioni, “se ed in quanto interpretata nel senso di
ritenere legittima la chiusura dell’ufficio postale di Collazzone”.
Il
TAR Umbria ha accolto l’istanza di misura cautelare proposta dal Comune
ricorrente, ai sensi dell’art. 56 cod. proc. amm., riservando alla Camera di
consiglio, fissata al 23 settembre 2015, ogni considerazione relativa al fumus
boni iuris, nel contempo decretando la sussistenza della “gravità del danno per
l’utenza che si vedrebbe privata dell’accesso al servizio universale postale”,
che sarebbe quindi cagionato dall’eventuale soppressione degli uffici. Il Tar,
accogliendo la spiegata istanza di misura cautelare interinale, ha sospeso il
provvedimento impugnato in via principale.
(Da Altalex del
23.9.2015. Nota di Laura Biarella)