“Il
regolamento per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato
specialista presenta evidenti profili di illegittimità, dunque non possiamo che
impugnarlo di fronte al Tar del Lazio. Anf non é stata mai contraria, e non lo
é tuttora, alle specializzazioni, ma, per come l’idea della
"specializzazione" dell’avvocato è stata realizzata, il regolamento
ministeriale presenta troppe criticità, addirittura ulteriori rispetto a quelle
già evidenziate nel corso dell’iter amministrativo di formazione del
provvedimento”. Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale
Forense Luigi Pansini, in merito alla decisione presa dall’Anf – in occasione
del suo Consiglio Nazionale tenutosi a Rimini nelle giornate del 26 e 27
settembre 2015 - di impugnare il regolamento n° 144 del 12 agosto scorso del
Ministero della Giustizia. “La specializzazione – continua Pansini citando uno
degli aspetti dell’illegittimità del regolamento - non può essere ottenuta a
seguito di un percorso esclusivamente teorico e culturale, ed è palese è la
diversità di trattamento ed il disvalore dell’effettiva esperienza
professionale, anche con riferimento al mantenimento del titolo di specialista,
rispetto all’attività di frequenza di corsi normativi. Al contempo, la
valutazione della “qualità” degli incarichi ai fini della comprovata esperienza
non è ancorata ad alcun criterio oggettivo ma rimessa ad un apprezzamento ingiustificatamente
discrezionale. Nel settore dell’esecuzione forzata, la qualità ed il numero
degli incarichi rende di fatto generica l’individuazione del settore di
specializzazione e paradossali il conseguimento ed il mantenimento del titolo
di specialista, dovendo l’avvocato escludere, per dimostrare la comprovata
esperienza, gli incarichi aventi ad oggetto le medesime questioni giuridiche e
che necessitano un’analoga attività difensiva. Evidenti poi – aggiunge Pansini
- sono la generica specializzazione in diritto penale, da un lato, e il numero
molto alto di titoli specialisti nell'ambito del diritto civile, dall’altro,
prospettandosi un’ulteriore disparità di trattamento tra gli iscritti agli
albi. E lo stesso vale per il diritto amministrativo. Perplessità sorgono anche
con riferimento alle norme in materia di concorrenza e non solo relativamente
alla frequenza dei corsi obbligatori per il mantenimento del titolo e al potere
del Consiglio Nazionale Forense di riconoscere le associazione specialistiche
con le quali successivamente curare, “d’intesa”, il mercato della formazione
specialistica. Queste e tutte le altre criticità erano state portate
all'attenzione della politica, delle istituzioni forensi e del Ministero della
Giustizia anche nel corso dell'ultimo congresso nazionale dell'Avvocatura di
Venezia del mese di ottobre 2014, con due mozioni (di cui una a firma Anf)
approvate dalla massima assise dell'Avvocatura, evidentemente rimaste lettera
morta, anche in sede di attuazione della volontà degli avvocati. Alla luce di
tutto ciò la sensazione che si sia perso tempo prezioso è palese e dunque non
abbiamo potuto far altro che decidere di rivolgerci al giudice” – conclude
Pansini.
(Da Mondoprofessionisti
del 28.9.2015)