Le elezioni politiche del prossimo mese di febbraio genereranno una piccola rivoluzione nel Parlamento italiano.
Oltre a registrare con ogni probabilità un netto cambio della maggioranza, e quindi dell'indirizzo politico delle Camere, con il quasi certo ridimensionamento - dopo la schiacciante vittoria del 2008 - dello schieramento di centrodestra Pdl-Lega Nord, Palazzo Madama e Montecitorio vedranno cambiare le professioni, gli impieghi, i lavori di provenienza di senatori e deputati. Torna la sinistra, che dopo una legislatura sabbatica rientra nelle aule parlamentari con Sel di Nichi Vendola (in coalizione con il Pd), e riporta sugli scranni delle due aule parlamentari cittadini provenienti dal mondo del sindacato, dell'associazionismo, del volontariato, del mondo operaio e impiegatizio. Arriva prepotentemente la società civile, con da un lato Scelta Civica di Mario Monti (forza moderata alleata con Udc, Fli, Verso la Terza Repubblica di Montezemolo) con i suoi professori universitari e imprenditori; dall'altro Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia (e apparentata con l'Idv di Antonio Di Pietro) e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, espressioni diverse e più urlate sicuramente della formazione montiana ma che comunque immetteranno nelle stanze parlamentari rappresentanti di una società sempre più critica e polemica nei confronti di quella che viene definita la politica tradizionale. È banale dire che la composizione del prossimo Parlamento la si conoscerà all'indomani del 25 febbraio, a voti scrutinati. Anche perché solo allora si sapranno se alcune liste e coalizioni avranno superato lo sbarramento imposto dalla legge, solo allora si conosceranno quanti seggi scatteranno in base ai voti presi e quanti seggi verranno assegnati in base al calcolo dei resti. Ma con una certa sicurezza è possibile tracciare - grazie ai meccanismi della legge elettorale, che di fatto con le liste predisposte dai singoli partiti (anche se c'è chi ha fatto le primarie) produrrà Camere di nominati più che di eletti - una mappa, approssimativa certo ma di un qualche valore indicativo, della nuova composizione parlamentare sotto il profilo delle professioni e degli impieghi lavorativi. I primi dati che emergono dalla comparazione tra la composizione per professioni di Camera e Senato nel 2008 e quella a cui sembra tendere l'assetto del 2013 è quello relativo ai professori universitari, agli operai e ai giornalisti. All'avvio dell'attuale legislatura i docenti d'università erano complessivamente 74. Quelli nuovi dovrebbero essere in linea con il dato precedente se non in numero superiore. Il nuovo gruppo di professori sconterà probabilmente il ridimensionamento del Pdl, da sempre partito ricco di queste figure ma, nello stesso tempo, vedrà l'ingresso dei numerosi docenti universitari candidati da Monti. Altro dato di un certo rilievo è quello degli operai nel senso stretto del termine. In questa legislatura sono stati 4 mentre dalla prossima potrebbero essere un numero decisamente superiore. A questo momento, con dati parziali, con l'arrivo di Sel, di M5S, di Rivoluzione Civile e con la Lega Nord - che hanno il loro bacino elettorale anche fra le fasce più modeste della popolazione - il numero di operai in Parlamento potrebbe arrivare a 8. Al di là del clamore mediatico per l'ingresso in Aula di diverse firme di carta stampata e tv, spicca il calo del numero dei giornalisti, fra professionisti e pubblicisti. Gli uscenti, fra Palazzo Madama e Montecitorio, sono 90. Dalla prossima legislatura il numero sembrerebbe essere ridotto di un terzo. Altra professione in crisi, almeno dentro le aule parlamentari, è quella di avvocato. Nel 2008 ne sono stati eletti 130 mentre dal 25 febbraio lo squadrone di 'azzeccagarbugli' dovrebbe diminuire di alcune decine di unità. Sembra destinato a scendere anche il numero dei magistrati. Erano 17 nel 2008 ma secondo i primi calcoli ne dovrebbero essere di meno nella nuova legislatura. I Medici erano 54 tra Camera e Senato e la tendenza lascia prevedere che anche loro scenderanno di numero. Potrebbe invece mantenersi stabile il numero degli imprenditori. Ad oggi sono 112 e dai primi calcoli fatti la pattuglia dovrebbe mantenere la sua consistenza. Così come in linea, se non in leggero aumento, rispetto alla legislatura che si sta concludendo (sono 23) dovrebbero essere i sindacalisti. Costante sembra essere anche il numero dei funzionari di partito e di coloro che comunque hanno sviluppato la loro attività intorno all'impegno politico. Sono 57 oggi, la cifra non dovrebbe registrare oscillazioni particolari. Gli impiegati (intesi nel senso generale del termine, senza cioè mansioni particolari) sono stati invece 40 in questa legislatura e potrebbero aumentare con la prossima. L'arrivo in Parlamento di formazioni di sinistra e comunque di schieramenti che si propongono di intercettare i disagi della società e cavalcare i temi dell'ambiente, della pace, delle difficolta' degli emarginati, favorirà, dai primi calcoli, la presenza di figure come gli ambientalisti, i pacifisti, gli esperti di migrazione e di cooperazione, rappresentanti dell'associazionismo e di ONG e ONLUS. Non dovrebbero poi mancare alcuni blogger, dei fotografi, un agricoltore, un fisioterapista, un geologo, un documentarista, una educatrice, un manager sportivo, un ex allenatore di calcio, un enologo, una schermitrice. Senza dimenticare un'atleta paralimpica. Non mancheranno poi le altre professioni classiche: gli insegnanti (51 nel 2008, probabilmente leggermente sotto oggi), gli Ingegneri e gli architetti (anch'essi tendenzialmente in calo), i dirigenti pubblici e privati, i commercialisti. Un Parlamento insomma diverso dall'attuale con l'ingresso o l'incremento di professioni, lavori, impegni che poco hanno rappresentato negli anni passati il serbatoio per la 'pesca' di deputati e senatori. Un segno forse che anche dentro il Palazzo la politica sta cambiando.
(Da Mondoprofessionisti del 28.1.2013)