di Maurizio De Tilla, presidente OUA
La giustizia non funziona, è una vera e propria emergenza per il sistema-Italia, per i cittadini, per la competitività e per l’economia: con un’eccessiva lunghezza dei processi, un enorme arretrato giudiziario nel civile, un diritto alla difesa sempre più mortificato, una crescente incertezza della pena, una cattiva organizzazione degli uffici e un’irrisolta precarietà delle strutture, nonché una situazione di primitivismo tecnologico nei tribunali e un incompiuto processo telematico. La nostra giustizia è in perenne crisi, sempre meno efficace e sempre più inefficiente e i nostri processi troppo lunghi. Il nostro paese per essere ancora più chiari si colloca al primo posto in Europa per il numero di condanne subite da parte della Corte Europea per la violazione dell'art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e in particolare per non aver determinato un termine ragionevole per le decisioni delle controversie. Questa questione dovrebbe essere una priorità, eppure a parte provvedimenti tampone e di corto respiro, cambiano i Governi, cambiano le maggioranze, ma i nodi rimangono irrisolti. Nelle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario, domani, si assisterà a un lungo elenco di problemi ancora da affrontare, ma in questa occasione gli avvocati italiani, con il suo organismo di rappresentanza politica, l’Oua, vogliono cogliere l’opportunità per lanciare nove temi di confronto perché si apra una “Vertenza giustizia. La premessa è che la giustizia deve smettere di essere un campo di battaglia con un perenne scontro tra magistratura e politica. In questa direzione va l’impegno dell’Oua affinché avvocatura e magistratura procedano uniti per salvare dal disastro la macchina giudiziaria. Una prima tappa in questo senso è stata la sottoscrizione del “Patto per la giustizia e per i cittadini. L’OUA, inoltre, ha presentato un “Decalogo per la riorganizzazione della macchina giudiziaria” e una proposta di riforma della magistratura laica e contro la modifica della Legge Pinto. Allo stesso tempo si è chiesto un impegno forte sull’arretrato giudiziario, respingendo, però, iniziative sbagliate come l’ausiliario del giudice, che sarebbero una vera e propria “rottamazione dei processi . In prima linea, anche, contro un provvedimento come il decreto legislativo sulla media conciliazione obbligatoria, che ha profili di incosituzionalità e che è un vero e proprio ostacolo all’accesso alla giustizia civile per i cittadini. Su questo fronte, in questi giorni, l’Oua ha lavorato con successo affinché al Senato venissero presentati degli emendamenti al Milleproroghe per far slittare di un anno l’entrata in vigore dell’obbligatorietà, in attesa delle necessarie modifiche. Battaglia che ha visto la risposta positiva di parlamentari tanto del centrodestra che del centrosinistra. L’Oua come ulteriore contributo di approfondimento porterà in tutte le inaugurazioni dell’anno giudiziario anche le conclusioni del Congresso Nazionale Forense, tenutosi nel novembre scorso a Genova. Un lavoro di elaborazione e di sintesi che ha coinvolto oltre mille delegati e che ha portato all’approvazione di alcune mozioni che sono a disposizione di tutti gli operatori del settore, nonché delle forze politiche, del Parlamento del Governo. Tra queste, quella approvata all’unanimità contro l’obbligatorietà della mediaconciliazione. Il ministro della Giustizia deve ascoltare gli avvocati. Ma molte sono le questioni su cui costruire la giustizia del futuro e molte le sfide sui cui anche gli avvocati sono chiamati a dimostrare lungimiranza e capacità di modernizzazione: la proposta di avvocatura soggetto costituzionale nella giurisdizione e la riforma dell’ordinamento forense, il numero chiuso o programmato all’università, i provvedimenti per la difesa e per la tutela del lavoro dell’avvocato (e l’abrogazione della Bersani), ed in particolare delle donne dei giovani.
(Da Mondoprofessionisti del 28.1.2011)