di Giuseppe Sileci, presidente nazionale AIGA
La crisi economica ha investito numerosi Paesi ed alcuni hanno subito ripercussioni ben più gravi rispetto a quelle registrate in Italia. Ma francamente il mal comune, quando è grave, rimane distante dal mezzo gaudio, tanto più quando l’ottica è quella della giovane avvocatura, chiamata ad operare in una difficile congiuntura economica e nell’inefficiente settore giustizia. Le prospettive per il futuro non sono rosee, ma un’inversione di tendenza è ancora possibile a patto che si intervenga immediatamente su punti cruciali. È urgente e non più differibile l’approvazione della riforma della professione forense, poiché l'attuale ordinamento è vecchio di quasi un ottantennio. L’iter del disegno di legge, sebbene forte del placet di tutta l’avvocatura, ha subito un pericoloso rallentamento dopo l’ok incassato al Senato. Tra le più importanti novità del testo, finalizzato ad assicurare un miglioramento della professionalità, si annoverano le nuove modalità dell'accesso alla professione, la formazione permanente obbligatoria, le specializzazioni, l’assicurazione professionale obbligatoria, la reintroduzione dei minimi tariffari. Tutte misure tese ad assicurare al cliente una maggiore qualità delle prestazioni legali, anche se è auspicabile che la riforma possa essere ulteriormente migliorata dalla Camera dei Deputati, dove è approdata già a dicembre dello scorso anno ma non è stata ancora calendarizzata. Altrettanto importante è incidere sull’inefficienza della giustizia. Al tema l’Aiga ha dedicato numerosi appuntamenti – e continuerà a farlo - convinta che le esperienze delle realtà virtuose, comunque esistenti nel nostro Paese, possano essere estese ed anche implementate lavorando sulle proposte che l'Aiga ha presentato al proprio congresso di Bari. Attualmente è però improcrastinabile una modifica della disciplina sulla conciliazione prevedendo che sia facoltativa, e non obbligatoria come adesso, e meglio definendo la figura del mediatore, che non può non essere soggetto in possesso di solide competenze giuridiche. Nell'ottica di misure straordinarie per lo smaltimento dell'arretrato e per assicurare tempi più ragionevoli al processo civile, ancor più auspicabile sarebbe l’introduzione della conciliazione endo-processuale, da esperirsi a seguito dell’attività istruttoria, quando cioè le parti possono immaginare l’esito del giudizio, e da affidare esclusivamente agli organismi di conciliazione gestiti dagli ordini forensi. In un visione più ampia, ancora, è determinante recuperare il ruolo dell’Avvocatura, ultimo baluardo a difesa di ogni diritto e, pertanto, interlocutore privilegiato delle istituzioni e della società civile per tematiche giuridiche. L’Avvocatura, sebbene ancorata ad indiscutibili e giusti principi lontani nel tempo, deve essere poi in grado di progredire ponendosi alla collettività in vesti rinnovate ed, in particolare, spendendo le proprie competenze anche in diversi ambiti. In quest’ottica, si inquadra la raccolta firme dell’ Aiga che chiede la modifica dell’art. 2703 c.c, al fine di consentire anche agli avvocati l’autentica delle firme. Queste sono alcune delle novità che vorremmo ci portasse il 2011. Certo, ciò richiede la rapida istituzione di quel tavolo tecnico sulla giustizia che il Ministro ha preannunciato all'avvocatura in occasione del Congresso forense di Genova. Confidiamo che con il nuovo anno si inauguri questa concertazione sui temi della Giustizia, nella comune consapevolezza, ci auguriamo, che nessuna riforma del settore può prescindere dal contributo della giovane avvocatura.
(Da Mondoprofessionisti.it del 17.1.2011)