mercoledì 22 dicembre 2010

L'avvocato tra dovere di difesa e lusinghe della ribalta mediatica


di Valerio Spigarelli (Presidente Unione Camere Penali)

È giusto che gli Avvocati penalisti usufruiscano del rapporto con i media, non per una forma surrettizia di pubblicità, solo per il vantaggio del cliente. La stella polare dell'avvocato deve essere portare avanti anche attraverso i media l'interesse dell'assistito.  Esiste un difetto di deontologia di tutti i soggetti. A partire dalla vicenda paradigmatica di Avetrana, alcune informazioni sono transitate non nell'interesse dell'assistito, ma per l'atteggiamento spesso poco professionale e poco deontologico degli organi di informazione. Si fa mercato dell'informazione; siamo al reality show dei processi. Ecco, allora, che è necessario difendere la libertà della giurisdizione anche da un certo modo di informare. Rispetto al ruolo degli Avvocati, è giusto che gli Avvocati penalisti usino il rapporto con i media, ma non per una forma surrettizia di pubblicità ma solo per il vantaggio dell'assistito. Un’accortezza che dovrebbero usare i difensori, in particolare, dovrebbe riguardare la partecipazione ad alcuni programmi televisivi perché lì è difficile evitare le sabbie mobili. C'è una frontiera dell'informazione giudiziaria che è fondamentale affrontare, ha aggiunto, insistendo anche sul fatto che sarebbe opportuno imparare a diventare più comprensibili e divulgativi. Insomma, i media non vanno combattuti, ma ci vuole una assunzione di responsabilità e di consapevolezza circa il fatto che si deve dare una idea di terzietà, ragion per cui a volte non conviene partecipare ai talk show televisivi.

(Da Mondoprofessionisti del 21.12.2010)