Il ministero della Giustizia minimizza, ma in Lombardia è allarme rosso per il funzionamento e le prospettive del processo civile telematico (Pct).
Ieri, dopo settimane di disservizi, avvocati e magistrati di tutta la regione hanno voluto elencare in una conferenza stampa le criticità riscontrate. E se venerdì scorso Via Arenula ha dichiarato «disagi finiti», gli operatori di giustizia non ci credono, ma si preparano a verificare il funzionamento della delicata infrastruttura informatica, che «in due anni ha fatto risparmiare almeno 3 milioni di euro», come ha ricordato Paolo Giuggioli, presidente degli avvocati Milano e dell'Unione lombarda degli ordini forensi.
Il malfunzionamento del Gestore centrale (che attesta e certifica la validità delle comunicazioni online) offre cifre drammatiche, hanno scritto il 7 aprile al ministro Alfano lo stesso Giuggioli insieme ai presidenti del Tribunale, Livia Pomodoro e della Corte d'Appello, Giuseppe Tarantola: «Centinaia di atti senza attestazione temporale o con invio fallito o in stand by da tempo indefinito in un settore delicato quale quello delle notifiche che non ammette alcun errore o ritardo. Se si tiene conto - prosegue la lettera - che nei 16 mesi precedenti il sistema aveva funzionato perfettamente (...) si ha l'esatta percezione del salto all'indietro che è stato fatto».
Com'è possibile, si sono chiesti - e hanno inutilmente chiesto al ministero - giudici e avvocati, che tra il giugno 2009 e il febbraio 2011 siano state lavorate 700mila comunicazioni di cancelleria con zero problemi e improvvisamente le cifre siano diventate a tal punto problematiche? Dal 1° al 20 marzo, dei 746 depositi effettuati 205 risultano a oggi senza attestazione temporale, mentre le comunicazioni di cancelleria fallite o senza riscontro di invio sono state 335; dal 21 al 27 marzo ci sono stati 933 depositi, ma 118 sono senza attestazione e 310 le comunicazioni fallite o senza riscontro; settimana 4-8 aprile: 851 depositi, 94 con problemi così come 518 comunicazioni di cancelleria.
E avanti così, fino al ministeriale «è tutto risolto». Ma a Milano non ci credono, mentre crescono i timori per l'immagine di innovazione ed efficienza faticosamente costruita negli anni, anche a spese degli ordini degli avvocati che ormai in 14mila (su 40mila) sono attrezzati per operare online.
Al di là delle note ufficiali, Via Arenula finisce col confermare i timori: «È ovvio - dicono a Roma - che l'allargamento del Pct a tanti uffici comporti carichi maggiori: proprio a dicembre abbiamo acquistato dei server centrali più potenti. Ma stiamo reggendo e facendo funzionare ancora al meglio questo Pct, anche se entro l'anno verrà diffusa la formula che abbiamo scelto, basata sulla Posta certificata e non sull'attuale architettura dei punti di accesso».
È esattamente questo il timore degli operatori lombardi: che il cambio di rotta deciso a Roma comporti un disinvestimento sulla funzionalità dell'infrastruttura attuale, con ricadute di costi e disservizi sui procedimenti in corso.
(Da Il Sole 24 ore del 19.4.2011)