venerdì 6 marzo 2015

Cassa e neoiscritti, botta e risposta tra CF e CorSera

“Con riferimento all’articolo «Il disordine delle regole sconvolge le  professioni» di Michele Ainis (Corriere, 4 marzo), si precisa che la frase riferita a una presunta «rivolta» dei giovani avvocati per un provvedimento di questa Cassa che avrebbe «trasformato i contributi previdenziali in un salasso» non corrisponde alla verità dei fatti. In realtà, a seguito della legge di riforma dell`Ordinamento professionale forense (L. 247/2012), che ha sancito il principio che tutti gli iscritti agli Albi di Avvocato debbano essere iscritti alla Cassa Forense, questo Ente ha introdotto, nello scorso agosto, una disciplina regolamentare che tende a ridurre fortemente gli oneri contributivi a carico dei giovani avvocati nei prossimi otto anni di iscrizione all`Albo (la quota obbligatoria non supera gli 800 euro l`anno).
Sporadici interventi di protesta apparsi su alcuni social network nei confronti dei nuovi obblighi sanciti dalla legge sono dovuti, in buona parte, ad una scarsa cultura previdenziale”.
        
         Nunzio Luciano 
Presidente di Cassa Forense





Risponde Michele Ainis

La «rivolta» dei giovani avvocati contro le pretese della Cassa Forense non è un’invenzione di chi scrive. Ne hanno parlato vari organi di stampa (II Fatto, 18 febbraio 2014; L`Espresso, 18 dicembre 2014; La Stampa, 19 dicembre 2014), nonché lo stesso sito web del Corriere (21 dicembre 2014). E francamente la protesta dei giovani avvocati non è senza ragioni: devono versare i contributi anche se non hanno fatturato un euro, pena la cancellazione dall’albo.


(Da Corriere della Sera del 6.3.2015)