Prove di dialogo tra la categoria e il
governo sull`ingresso
di soci di capitale negli studi legali.
Con un limite del 30%
Due
linee di pensiero, due opinioni diverse a confronto.
Il
mondo dell`avvocatura non è nuovo a questo tipo di situazioni, ma stavolta c`è
in ballo una parte di futuro.
Nel
disegno di legge sulle liberalizzazioni, infatti, c`è una nuova apertura alle
società tra professionisti, un modello che potrebbe cambiare il modo di
intendere la professione nel prossimo futuro.
Da
sempre gli avvocati (o per lo meno la maggioranza) si sono detti ostili alla
possibilità di aprire gli studi legali alla partecipazione di un socio di
capitale (eventualità prevista per le altre categorie professionali).
Adesso
però il fronte non sembra più così compatto anche se ci sono ampi margini per
trattative e soluzioni concordate.
L`apertura
«Su
questa questione - afferma Ester Perifano, segretario generale dell`Associazione nazionale forense - è
necessaria un`operazione di verità e di chiarimento, se si vuole che le misure
proposte - rappresentino un`opportunità di modernizzazione per l`avvocatura.
Quello
che sicuramente non ci serve è una deregulation spinta del settore. È bene
chiarire che c`è da parte nostra sicuramente apertura alla possibilità di avere
soci, anche di capitale, purché la partecipazione del capitale sia
accuratamente regolamentata e controllata, in modo da lasciare la gestione e le
scelte sociali interamente nelle mani dei soci professionisti».
Mirella
Casiello, presidente dell`Organismo unitario dell`avvocatura (Oua), invece
ribadisce la «ferma contrarietà alla previsione dell`articolo 4 bis, che
introdurrebbe la possibilità dell`esercizio nella forma di una società di
capitali pura e semplice. C`è - aggiunge - il rischio di un totale
assoggettamento degli avvocati operanti all`interno della nuova forma
societaria ai cosiddetti poteri economici forti, con conseguente
spersonalizzazione e/o massificazione dell`attività professionale forense, nonché
con potenziale o concreta moltiplicazione dei conflitti d`interesse palesi e
occulti».
Il
compromesso
Una
posizione apparentemente all`opposto di quella dell`Anf, che però apre al
dialogo. «E del tutto condivisibile la posizione espressa di recente dall`Oua
afferma Perifano - che chiede il rispetto dei limiti, dei criteri e delle
modalità attuative previsti dall`articolo 10 della legge 183/2011 per tutte le
altre società professionali. Dunque apertura ai soci di capitale, ridotti però
a non più di un terzo del capitale sociale. È opportuno, pertanto, aprire
immediatamente un`interlocuzione approfondita, sia con il ministero dello
Sviluppo economico che con quello della Giustizia, per arrivare a uno statuto
autonomo dell`avvocatura che disegni un sistema moderno e affidabile, ma
rispettoso delle specificità che la nostra professione richiede per
il suo rango costituzionale».
Un
tavolo di trattativa che andrebbe bene anche all`Oua anche se con qualche
apertura in meno verso il governo. «Chiediamo, innanzitutto, che l`articolo 4
bis venga stralciato dal disegno di legge sulla Concorrenza afferma Casiello -. Come
Oua vogliamo indire un tavolo di confronto il 16 aprile a Roma fra tutte le
componenti dell`avvocatura, istituzionali; politiche e sindacali, su questo
tema, e su altri ugualmente fondamentali, per il futuro della nostra categoria
e della giurisdizione, per definire una proposta organica e condivisa di
esercizio della professione forense in forma societaria».
Prove
di dialogo in una categoria dalle mille anime che si dibatte in un presente
difficile ma che deve costruire un futuro diverso per poter sopravvivere.
Isidoro Trovato (da
Corriere Economia del 23.3.2015)