Niente 'pacchetto Giustizia' del Governo domani in Consiglio dei Ministri, a differenza di quanto annunciato la scorsa settimana dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine della riunione dell'esecutivo che aveva dato il via libera al 'Piano per il Sud'. E con molta probabilità il via libera all'ultimo dei 'cinque punti' su cui Berlusconi impegnò il suo Governo nella verifica parlamentare di settembre non arriverà prima del voto decisivo del Parlamento il prossimo 14 Dicembre sulla permanenza o meno del rapporto fiduciario con il Berlusconi quarto. Anche se, su quest'ultimo rinvio suggerito al Premier dalle 'colombe' del Pdl quali il Sottosegretario Gianni Letta e lo stesso Guardasigilli Angelino Alfano per recuperare compattezza nel centrodestra, diverse fonti di maggioranza invitano alla prudenza, sottolineando che al momento il Premier non ha ancora deciso. Avendo accettato sì di rinunciare a varare la riforma della giustizia proprio domani in Consiglio dei Ministri, cioè poche ore prima delle votazioni finali alla Camera sul contestato ddl Gelmini le cui sorti sono appese al voto dei finiani. Ma non avendo ancora deciso se 'congelarla' del tutto fino alla verifica parlamentare di metà dicembre, prima della quale il Governo dovrebbe tornare a riunirsi ancora una volta.
"Molto dipenderà - fanno osservare fonti del Pdl che non danno già per scontata la decisione finale del Premier sul pacchetto Giustizia - da cosa succederà nel centrodestra nei prossimi dieci giorni in Parlamento". Quando, cioè, le votazioni in sequenza su riforma Gelmini, mozioni Rai, revoca delle deleghe a Caldaroli e sfiducia al ministro Bondi, potranno dare un quadro un po' meno incerto sui numeri della maggioranza alla Camera. "Siamo in presenza - commenta il rinvio dell'apporodo della riforma in Consiglio dei ministri il finiano Nino Lo Presti - dell'ennesimo effetto annuncio. Il mancato approdo domani non è una sorpresa: quale testo la maggioranza pensa di poter portare sul tavolo del governo senza aver prima raggiunto un'intesa con Futuro e libertà?". E, assicura Lo Presti, per quanto "meritevoli sforzi" siano stati fatti dal ministro Alfano, sul contenuto della riforma l'accordo nella maggioranza non è stato ancora trovat: "non siamo ancora riuscitia varare un programma organico di riforma che riguardi non tanto i codici, quanto l'organizzazione stessa del settore, vero nodo da sciogliere", dice.
Inoltre, sottolinea l'esponente di Fli, "una più efficace gestione delle risorse umane e di implementazione delle strutture" della Giustizia potrebbe essere ottenuta "attraverso l' impiego di fondi che oggi si possono prelevare dagli ingenti capitali sottratti alla mafia, come - ha affermato anche il ministro Roberto Maroni, annunciando che nelle casse dello Stato dovrebbero esserci circa 2 miliardi provenienti, appunto, dalle confische dei beni dei boss. Li vogliamo spendere questi soldi - domanda il parlamentare Fli- o aspettiamo che il ministro Tremonti ce li soffi per garantire la stabilità dei conti pubblici?"
Il rinvio dell'esame in Consoglio dei Ministri della riforma della Giustizia scatena le ironie dal fronte delle opposizioni. I ruggiti di Berlusconi ed Alfano si sono gia' trasformati in miagolii", commenta la capogruppo del Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti. "Sara' il timore di aprire nuovi fronti in vista del voto di fiducia - aggiunge- o sarà la paura di condizionare negativamente quello che i finiani hanno definito un vero e proprio shopping parlamentare, o forse, è il goffo tentativo di mettere una sordina su tutto quello che riguarda la giustizia prima della decisione della Corte costituzionale. Fatto sta che a neanche un mese da quando Berlusconi lanciava il suo aut aut (o riforma o discorso pubblico contro la magistratura) i toni sono molto cambiati: i ruggiti si sono trasformati in miagolii, rivelando tutta l'inconsistenza di una riforma che viene agitata ora per addolcire ora per intimidire gli interlocutori di turno"
"La decisione di rinviare la riforma della giustizia non sorprende. Nonostante i soliti annunci spot del premier, non esiste infatti alcun testo: ci sono solo i desiderata di Berlusconi", fa eco da Idv Luigi De Magistris.
"Il ministro Alfano, ridotto ad avvocato del presidente del Consiglio - argomenta il responsabile giustizia dei dipietristi- ha soltanto messo nero su bianco i desideri del Premier: ma un piano di riforma da presentare pubblicamente è altra cosa. Anche per chi vuole distruggere la giustizia. Le prossime sfide politiche non consentono a Berlusconi di tirare la corda: il 14 dicembre è infatti una spada di Damocle che gli oscilla sulla testa e deve cercare di raccattare voti in Parlamento con ogni mezzo, anche la compravendita ovviamente". Il Pdl, con il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera Enrico Costa, sottolinea il senso di responsabilità della scelta del Governo di non approvare già domani il pacchetto di riforme sulla Giustizia, accusando le opposizioni di sapere "solo pregiudizialmente strumentalizzare".
"La riforma della giustizia - afferma Costa - è parte del programma elettorale del centrodestra che i cittadini hanno votato: abbiamo pertanto apprezzato la coerenza, la tenacia e l`impegno del ministro Alfano per predisporre un testo che fosse espressione diretta del suffragio ottenuto nel 2008. Il ministro, con grande garbo istituzionale e politico, ha ascolto le forze politiche, informato le più alte cariche dello Stato e lavorato ad un testo di alto profilo. È logico che in un momento delicato come quello attuale, occorra evitare che tanto impegno venga dato in pasto ai professionisti della strumentalizzazione (non me ne voglionano l`on. Ferranti e l'on. De Magistris che ancora oggi hanno dato il meglio sotto questo profilo) che non mirano ad avere una giustizia moderna ma a demolire pregiudizialmente ogni iniziativa del governo".
(Da tiscalinotizie del 29.11.2010)