di Marco Ubertini, presidente della Cassa di Previdenza e Assistenza Forense
Gli avvocati stanno pagando, più delle altre professioni, un duro prezzo alla crisi economica. Scontiamo infatti il ritardo nell’approvazione di una legge professionale che si attende da oltre mezzo secolo. Paghiamo il fatto che tra i corsi di laurea quello in giurisprudenza è l’unico a non avere il numero chiuso e che, in mancanza di altri sbocchi, i nostri albi sono diventati l’ultima speranza per i molti, troppi, laureati che non è esagerato definire “nuovo proletariato”. Paghiamo una domanda di prestazioni professionali largamente diretta a questioni modeste. Paghiamo infine l’insufficienza di un “servizio giustizia” da anni oggetto delle condanne degli organismi europei. Paghiamo anche la difficoltà di fare pesare la nostra grande forza economica nei confronti della politica. Oggi i professionisti contribuiscono in modo consistente alla produzione del Pil italiano e le Casse professionali hanno un patrimonio superiore a quello delle fondazioni bancarie, ben 50 miliardi di euro. Dobbiamo essere capaci di far sentire più forte la nostra voce. La Cassa lavora in questa direzione, sia garantendo solidità finanziaria, e quindi certezza alle pensioni degli avvocati, sia impegnandosi a sostenere coloro che sono in difficoltà. Giovani e meno giovani. Lavoriamo anche affinché ai nostri sforzi si affianchi un impegno della mano pubblica, il cui sostegno potrebbe consentire un grande salto di qualità alle nostre azioni.
(Da Mondoprofessionisti del 25.11.2010)