di Ester Perifano (Segretario Generale dell'Associazione nazionale forense)
Quanto tempo ancora e quanti altri emendamenti dovranno essere approvati prima che ci si renda conto che l’autorevolezza dell’Avvocatura è seriamente compromessa? Il dito è puntato contro gli emendamenti che hanno abolito l’incompatibilità con il lavoro dipendente: «da una parte – ha illustrato Perifano - si ripristinano le tariffe minime obbligatorie abrogando tacitamente la Bersani e ci chiediamo perché ci si siano voluti due anni e mezzo di questo Governo per arrivare a questa decisione che non è nemmeno definitiva, dall’altra si spalancano gli Albi ai lavoratori dipendenti di Enti privati, quindi anche Banche ed Assicurazioni, ovvero coloro i quali avevano ricavato il vantaggio maggiore dalle liberalizzazioni. Questo non solo cancella di fatto il carattere di indipendenza della professione, ma porterà – ha concluso il segretario generale – almeno 50.000 avvocati in più in un colpo solo, anche a distanza di molti anni dal conseguimento dell’abilitazione e senza alcuna verifica che ne accerti la attuale preparazione, (e senza un controllo sulla qualità delle prestazioni), ovvero l’esatto contrario di quanto gli avvocati si auguravano che accadesse quando hanno consegnato il progetto al Ministro». Per questo motivo l’Anf chiede che l’emendamento in questione venga riconsiderato e che venga reintrodotta l’incompatibilità con il rapporto di lavoro dipendente, fatta eccezione per l’avvocato dipendente di studio legale, sanando la grave situazione dei numerosissimi giovani avvocati (circa 50.000 secondo le stime della stessa Cassa Forense) che lavorano in condizione di dipendenti di fatto.
(Da Mondoprofessionisti del 3.11.2010)