Via libera alla "negoziazione
assistita"
Il
decreto legge in materia di Giustizia approvato più di due settimane fa dal
Consiglio dei Ministri, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e, per
alcune parti, è già operativo. Una di queste, prevede la semplificazione delle
procedure di separazione e divorzio, grazie al ricorso a quella che è stata
definita “negoziazione assistita”.
In
sostanza, la coppia che decide di separarsi o divorziare consensualmente, lo potrà
fare senza alcuna necessità di rivolgersi al Tribunale, dato che sarà
sufficiente sottoscrivere il relativo accordo, firmato anche dall’avvocato, e poi trasmetterlo in copia
autentica, nel termine di 10 giorni, all’ufficiale delle stato civile del comune
dove è stato iscritto il matrimonio, oppure “trascritto” in caso di matrimonio
concordatario. Sarà, anzi, possibile rivolgersi direttamente all’ufficiale
dello stato civile, anche senza l’intervento del legale. Ne dà notizia il
Corriere della Sera.
Qualcuno
ha subito definito la modifica una sorta di “rivoluzione”, sottolineando che si
potrà così evitare di ricorrere al divorzio ottenuto all’estero, grazie ad una
Direttiva UE del 2001, che rende possibile la convalida del provvedimento
ottenuto in uno Stato membro, dopo avere ottenuto la residenza nello stesso. In
realtà, gli esperti del settore -come il noto “matrimonialista” Cesare Rimini-
fanno notare che se si vuol proprio parlare di rivoluzione, lo si può fare da
un punto di vista più concettuale, o meglio “ideologico”, in relazione alle
storiche “spaccature” trasversali provocate dalle battaglie per la legge sul
divorzio e poi sul referendum per abrogarla.
In
pratica, la nuova normativa semplifica “quello che è già abbastanza facile”,
perché le procedure consensuali godono già adesso di una corsia preferenziale
in quasi tutti i tribunali del Paese. Mentre, invece, non cambia nulla quando
manca il completo accordo dei coniugi, rendendo così indispensabile il ricorso
alla separazione o al divorzio “giudiziale”, con conseguente allungamento dei
tempi.
Non
cambia nulla nemmeno in relazione ai tempi necessari per richiedere il divorzio
(tre anni dalla separazione); almeno fino a quando il Senato non avrà approvato
(sempre che lo faccia senza modifiche) il provvedimento già passato in prima
lettura alla Camera dei Deputati. Una volta approvata in via definitiva,
basteranno sei mesi dalla separazione consensuale ed un anno da quella
giudiziale, per ottenere il divorzio.
Va
peraltro sottolineato che questa semplificazione nelle procedure, già entrata
in vigore con il decreto legge pubblicato venerdì 12 settembre sulla G.U., non
riguarda i casi in cui ci siano figli minori; oppure anche maggiorenni, se
affetti da gravi handicap o non autosufficienti economicamente.
In
conclusione, il c.d. “divorzio fai da te”, facilita, semplifica, velocizza e
rende certamente più economica la separazione ed il divorzio; ma solo in caso
di accordo consensuale dei coniugi ed in assenza di figli minori o anche per i
maggiorenni, nei casi specifici appena
citati.
In
pratica, non è una rivoluzione; ma è certamente una modifica che -anche se
limitata ai casi indicati- va certamente nella direzione voluta da chi auspica
una “semplificazione” delle procedure,
dei tempi e dei costi della giustizia civile.
Moreno Morando (da
ilquotidianodellapa.it del 14.9.2014)