Con la sentenza n. 21725/2012, la Corte di Cassazione boccia la richiesta di risarcimento danni avanzata da un avvocato milanese al Ministero della Giustizia per le ore sottratte - dal dissesto organizzativo della giustizia - al tempo libero e al riposo.
Il caso. Un avvocato milanese chiedeva al Guardasigilli di essere risarcito per tutte le ore perse nelle lungaggini burocratiche. Tale richiesta viene però bocciata dalla Corte di Cassazione.
Il giudizio di legittimità. In particolare, ad avviso dei supremi giudici il "tempo libero" non è un "diritto fondamentale della persona" perchè è rimesso alla "esclusiva autodeterminazione del singolo" che deve scegliere tra "l'impegno instancabile nel lavoro e il dedicarsi, invece, a realizzare il proprio tempo libero da lavoro e da ogni occupazione". Pertanto, secondo la Cassazione non ha alcuna importanza "verificare l'entità esatta dei disservizi connessi all'attività di amministrazione della giustizia, nè quantificare in modo preciso il numero di ore che un avvocato è costretto ad impiegare nello svolgimento di attività che potrebbero essergli risparmiate in presenza di un sistema più efficiente". Inoltre, "poichè l'avvocato è un libero professionista, può ben scegliere e decidere la quantità degli impegni che è in grado di gestire in modo ragionevole". "Ossia egli può dosare - spiega piazza Cavour - con adeguata organizzazione professionale ed avvalendosi dell'opera di collaboratori, il giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero. Gli esborsi che sarà chiamato a sostenere, anche in termini di sacrificio del proprio tempo libero, saranno posti, entro i limiti consentiti dalle tabelle professionali, a carico dei clienti che abbiano chiesto di avvalersi della sua opera”.
(Da avvocati.it del 19.12.2012)