Giovedì si apre il XXXI Congresso Nazionale Forense al Teatro Petruzzelli, ospiti della sapiente ospitalità del Consiglio dell'Ordine di Bari, colgo questa occasione per rivolgermi a te per rappresentare i temi salienti di questa importante assise e nel contempo per lanciare un messaggio all'opinione pubblica, non sempre adeguatamente sensibilizzata alle battaglie dell'avvocatura per la tutela dei diritti dei cittadini e per la difesa della Costituzione. Come ben sapete, la Giustizia italiana è da anni in uno stato di perenne emergenza, sono costanti le denunce sull’eccessiva lunghezza dei processi, sul mastodontico arretrato da smaltire e per le ricadute negative sul Paese in termini di Pil e di occasioni di sviluppo. Eppure sono decine le ipotesi di lavoro concrete avanzate dall’avvocatura, e dall’Oua, per rispondere ai diversi problemi che colpiscono la macchina giudiziaria. La Politica , però, elude queste proposte, rifiuta il confronto con gli Avvocati, cioè con coloro che operano in prima linea nei tribunali e non riesce ad avviare serie riforme, insistendo con interventi frammentari, sterili e spesso con chiari profili di incostituzionalità, come avvenuto con l’intervento legislativo teso a chiudere 1000 uffici giudiziari, contrastato dall’Oua, con ricorsi ai Tar presentati in quasi tutte le Regioni (e già oggetto di un rinvio alla Consulta a Pinerolo), ma anche con l’obbligatorietà della mediazione, quest’ultima, giustamente già bocciata dalla Corte Costituzionale. Proprio in queste ore ci stiamo opponendo con forza a un ulteriore tentativo delle lobby della “giustizia privatizzata” di reintrodurla con un emendamento al decreto Sviluppo al Senato. Non cederemo, siamo disposti a riscendere in piazza e proclamare altri dieci giorni di sciopero. Ma da respingere sono anche altri provvedimenti che comprimono i diritti del cittadino, tra questi: l’aumento del contributo unificato e l’introduzione del filtro in appello. Allo stesso tempo l’avvocatura, ha continuato a subire attacchi alla propria indipendenza, con provvedimenti legislativi che tendono a equiparare il lavoro di un legale a quello di una semplice impresa. Abbiamo assistito all’abolizione delle tariffe, all’introduzione dei soci di capitale nelle società professionali, alla delegificazione dell'ordinamento forense. È stata una manovra a tenaglia, avviata nel 2006 dal Governo Prodi, con la legge Bersani, e continuata successivamente con i provvedimenti varati dall'Esecutivo Monti. Una linea rossa unisce politiche che subordinano il diritto di difesa a logiche mercatiste e che mette in discussione la giustizia come bene pubblico e universale. Senza, oltretutto, attaccare quelle storture che, invece, sono alla radice del cattivo funzionamento del sistema giudiziario e che sono un ostacolo non solo alla competitività del Paese, ma alla soddisfazione di diritti fondamentali dei cittadini. Questo XXXI Congresso in questa meravigliosa città di Bari, è un'occasione da non perdere per la classe forense. Può e deve essere il punto di partenza di una sera politica riformista sulla giustizia basata sull’efficienza e la modernità, attraverso la riorganizzazione della macchina giudiziaria (manager, aziendalizzazione, tribunali tecnologici, estensione prassi positive), l’autogestione delle risorse del settore, il processo telematico, la riforma dell’appello e della magistratura onoraria, una seria revisione della geografia giudiziaria (il contrario di quanto fatto fino ad ora), l’implementazione della mediazione facoltativa e di qualità, lo smaltimento straordinario dell’arretrato (senza rottamare cause). Ma anche per il rilancio della professione forense con un’attenzione forte ai giovani e alle pari opportunità. Ma soprattutto garantendo una maggiore dinamicità all’avvocatura, senza però mettere in discussione l’indipendenza della categoria e intervenendo sull’accesso, con l’introduzione del numero programmato all’Università.
(Da Mondoprofessionisti del 20.11.2012)