De Tilla infiamma la platea del Petruzzelli
Una maggiore unità della categoria, ma anche più democrazia e partecipazione, dando spazio ai giovani e alla base. È questo il messaggio di Maurizio de Tilla, presidente dell’Oua , la rappresentanza politica forense, nel corso del suo intervento nella relazione di apertura del XXXI Congresso Nazionale Forense a Bari. De Tilla ha poi rivendicato con veemenza l’autonomia del Congresso e la sua sovranità nel definire le direttrici politiche dei prossimi anni. Un’avvocatura sana, moderna e capace di interloquire con i Partiti, senza inciuci e cedimenti, per rilanciare la professione forense e la difesa della giustizia pubblica e universale, per la tutela della Costituzione e dei diritti dei cittadini: «La giustizia è in grave crisi e la politica in stato confusionale. Ma anche l’avvocatura – continua - deve ritrovare la sua forza e identità nei valori della democrazia e della partecipazione. Dobbiamo sanare un frattura sempre più ampia tra l’avvocatura d’élite e quella che vive in condizioni di grave difficoltà economica e che è marginalizzata dalle grandi decisioni che coinvolgono il destino della categoria, sempre più povera e mortificata. Soprattutto i più giovani e le donne. Si dia voce a chi non ce l’ha. In questo contesto – aggiunge - con una contrazione dei redditi e un endemico ritardo dei pagamenti da parte degli enti pubblici, ma anche dei privati, nonché del gratuito patrocinio e della difesa d’ufficio: di 230 mila legali, sono iscritti alla Cassa solo 168mila e di questi oltre il 22% guadagna meno di 10mila euro, è mancata una seria politica di sostegno dei Governi. Si è allo stremo. Non si va più avanti. Infine una nota di speranza – conclude de Tilla - la ritrovata volontà di dialogo del ministro Severino che ha dato diversi segnali incoraggianti: la proposta sul numero programmato all’accesso all’università, dell’ipotesi prospettate, la seconda è quella più convincente, la revisione dei parametri dei compensi. È positivo che il Parlamento abbia accantonato l’emendamento dei Poteri forti che voleva reintrodurre l’obbligatorietà nella mediazione, una dissimulata privatizzazione della giustizia».
Luigi Berliri (da Mondoprofessionisti del 22.11.2012)