Dal XXXI Congresso nazionale forense, Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, sottolinea priorità che emerse dal dibattito dell’assise in corso a Bari e che confluiranno nelle mozioni che sono in presentazione e che verranno votate oggi, insieme al rinnovo dell’assemblea dell’Oua: «Tagli insensati (e chiusura di 1000 uffici giudiziari), diritti, buon funzionamento della macchina giudiziaria, la terribile ed eccessiva lughezza dei processi, nonché la vera e propria emergenza sociale che colpisce il ceto medio professionale, sempre più impoverito (oltre il 22% sotto i 10mila euro). Questi i temi del XXXI Congresso Forense e in questo contesto si inserisce anche il dibattito sulla riforma forense, in via di approvazione in Parlamento, un nodo che, però, non può essere distinto dalla riflessione approfondita sul ruolo dell’avvocatura nel sistema giustizia e nella difesa dei diritti dei cittadini e della Costituzione. Le spinte liberalizzatrici di questi anni - come l’abolizione delle tariffe, l’introduzione dei soci di capitale nelle società professionali, la delegificazione dell'ordinamento forense - in omaggio ad una malintesa concezione mercatista della professione forense, i tagli draconiani agli uffici giudiziari, oltre 1000 uffici giudiziari, l’insistenza sulla rottamazione del processo civile con il filtro in appello, e la mediaconciliazione obbligatoria come panacea di tutti i mali, nonché il vergognoso aumento del contributo unificato, sono tutti provvedimenti che da una parte tendono a una dissimulata “privatizzazione” della giustizia, dall’altro che impediscono ai cittadini l’esercizio dei propri diritti».
«Nulla di concreto – continua - si è fatto sulla lunghezza dei processi, sull’efficienza della giustizia che è uno dei fardelli più gravosi per la competitività delle nostre imprese e per l’attrazione di investimenti. Eppure l’avvocatura in questi anni ha presentato numerose proposte, riforme concrete che potrebbero rivitalizzare la macchina della giustizia attraverso una riorganizzazione basata sull’efficienza e la modernità (manager, aziendalizzazione, tribunali tecnologici, estensione prassi positive), sull’autogestione delle risorse del settore, sul processo telematico, sulla riforma dell’appello e della magistratura onoraria, su una seria revisione della geografia giudiziaria (ma non intesa come semplicistica e brutale politica di tagli), sull’implementazione della mediazione facoltativa e di qualità, sullo smaltimento straordinario dell’arretrato».
«I partiti, in perenne crisi di identità e sotto l’assedio di movimenti populisti e antipolitici, - ribadisce il presidente Oua - continuano a non voler cogliere la sfida, seguendo piuttosto la strada di semplificazioni e slogan, un percorso che si rispecchia nell’attività del Parlamento e del Governo inadatto a dare risposte alle domande dei cittadini, alle trasformazioni della professione e alle ansie di un’avvocatura sottoposta a un grave processo di depauperamento reddituale e di risorse professionali. Sono sempre di più infatti gli avvocati che non possono iscriversi alla cassa forense (il 23%, quasi un avvocato su 4) perchè detentori di un reddito insufficiente, così come continua ad essere mortificante la frattura tra l’avvocatura più facoltosa ed influente ed un’altra, purtroppo maggioritaria, che sopravvive professionalmente con enormi difficoltà permanendo in una situazione di grave marginalità. Un’avvocatura composta soprattutto da giovani e da donne, quest’ultime in numero talmente ampio (solo il 7% nel 1981, oggi il 42%) da richiedere mutamenti sostanziali del welfare, altro argomento finora obliato».
«Numeri e trasformazioni – conclude de Tilla - che impongono una programmazione seria dell’ingresso alla professione nell’ottica della riqualificazione della categoria e dell’affermazione di diritti per i più giovani e le fasce più deboli. In questa logica l’accesso alla professione regolamentato e programmato e la riforma forense sono l’anello finale, ma non meno importante, di una proposta complessiva sulla giustizia che riaffermi la funzione sociale dell’avvocatura, rimetta al centro il cittadino ed i suoi diritti, le pari opportunità per i giovani e la solidarietà categoriale, la stessa competitività del nostro Paese. Se si continua con l’inerzia, la situazione rischia di essere esplosiva».
«Numeri e trasformazioni – conclude de Tilla - che impongono una programmazione seria dell’ingresso alla professione nell’ottica della riqualificazione della categoria e dell’affermazione di diritti per i più giovani e le fasce più deboli. In questa logica l’accesso alla professione regolamentato e programmato e la riforma forense sono l’anello finale, ma non meno importante, di una proposta complessiva sulla giustizia che riaffermi la funzione sociale dell’avvocatura, rimetta al centro il cittadino ed i suoi diritti, le pari opportunità per i giovani e la solidarietà categoriale, la stessa competitività del nostro Paese. Se si continua con l’inerzia, la situazione rischia di essere esplosiva».
Comunicato Stampa OUA del 23.11.2012)