di Luigi Berliri
Coro
di no dai professionisti al Pos, il dispositivo elettronico che consente ai
clienti che non possiedono partita Iva di effettuare i pagamenti delle
prestazioni professionali tramite bancomat e carte di credito. Una norma,
secondo il legislatore, anti evasione fiscale. Le levate di scudi degli
interessati alla riscossione sono motivate dai costi aggiuntivi da sopportare
per l’installazione dell’apparato Pos. Al netto delle offerte contrattuali che
alcune banche stanno proponendo ai propri migliori clienti, secondo le stime
realizzate dalla Cgia su un campione significativo di istituti di credito
italiani, un'azienda con 100.000 euro di ricavo annuo, con il Pos, tra canone
mensile, canone annuale e la percentuale di commissione sull'incasso,
"dovrà sostenere una spesa media annua di 1.200 euro". Ma come sempre
in Italia c’è sempre una scappatoia: quello che è indicato come un «obbligo»
non è infatti accompagnato da alcuna sanzione. E quindi, che obbligo è un
obbligo senza punizione? È in realtà un «onere» — sostengono i pareri legali
richiesti dalle associazioni professionali — il cui mancato rispetto può
portare, semmai, a sanzione successiva a intervento della guardia di finanza,
ma evitabile anche questa mettendosi d’accordo col cliente, prima di fornire la
prestazione, sul mezzo di pagamento: bonifico elettronico e bancario, assegno,
addebito diretto. E così la scadenza del 30 giugno scocca in sordina. “C’è
calma, poche richieste di informazioni dagli associati - dicono dalla Cna. «La
mancata previsione di una sanzione esclude l’esistenza dell’obbligo di
installazione del Pos”, ribadisce Luciana Marchiani, responsabile servizio
tributario dell’associazione, che comunque consiglia alle imprese di concordare
preventivamente la forma di pagamento “per non provocare un irrigidimento dei
rapporti con i clienti”. Una norma “stupida” la definiscono l’Ordine degli
architetti e il presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Sergio
Paparo. Strumento spesso inutilizzabile, “in quanto i pagamenti, anche minimi,
delle attività professionali di architetti, pianificatori e paesaggisti, sono
normalmente superiori ai massimali della carta di debito», dice il parere che
esibisce l’Ordine degli architetti. E lo stesso vale per gli avvocati. «L’unico
risultato sarà un introito per le aziende di produzione e affitto della
apparecchiature Pos valutabile in almeno mezzo miliardo all’anno” attaccano gli
architetti. “E poi — sostiene Marzia Magrini, vicepresidente dell’Ordine di
Firenze — la norma è inadeguata al rapporto professionale che non è
assimilabile alla serialità dell’attività commerciale”. “Dall’inizio dell’anno
è entrata in vigore la norma – osserva Alberto Mion, presidente dell’Ordine dei
Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Verona – che riteniamo
inidonea allo scopo per cui è stata introdotta che è quello di combattere
l’evasione, dato che esiste già il limite di mille euro sull’importo pagabile
in contanti; eventualmente sarebbe stato più utile abbassare ulteriormente la
soglia di utilizzo del denaro contante. Inoltre è appurato che la parte più
consistente del fenomeno dell’evasione si annida nelle grosse operazioni anche
internazionali e nel fenomeno delle fatture false. Su questo dovrebbe
focalizzarsi il controlli degli organi preposti.” Sul fronte dei costi, si
stima un importo di attivazione del servizio di circa cento euro a cui si
aggiungono i costi di gestione mensili oltre ad una commissione per ogni
transazione che varia tra l’1% e il 3% secondo il circuito bancario. L’obbligo
vale per le prestazioni rese esclusivamente a persone fisiche che agiscono per
scopi privati, quindi i consumatori, e non riguarderebbe le prestazioni rese ad
imprese e a professionisti. “L’introduzione del Pos negli studi – conclude Mion
– più che un reale beneficio ai clienti degli studi professionali, rappresenta
un favore agli erogatori del servizio, che saranno gli unici a beneficiarne,
considerati i costi fissi di installazione e di gestione dello strumento e
quelli proporzionali al volume degli incassi tramite lo strumento”. "Il
Pos obbligatorio rappresenta un ulteriore onere per i professionisti, già
gravati da numerosi obblighi. I nostri iscritti chiedono una semplificazione
del sistema e invece arrivano sempre nuovi adempimenti, che sono tra l'altro di
dubbia utilità e che porteranno ulteriori spese di cui farsi carico", spiega
Vincenzo Moretta, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli
esperti contabili di Napoli. "Sicuramente questa modalità di pagamento può
rappresentare un'agevolazione per il cliente ma - continua Moretta - dovrebbe
rappresentare un'opportunità e non un nuovo onere per il professionista, che
dovrà sostenere altri costi tra cui il canone mensile, stimato tra i 10 e 28
euro. Ed infine non dobbiamo dimenticare la percentuale del circa 2% che
l'istituto di credito di riferimento, applicherà su ogni importo
transato".
(Da Mondoprofessionisti
del 30.6.2014)