Appena entrato in vigore già si prevede
lo slittamento per le cause pendenti
per le quali entrerà in vigore il 31
dicembre
Il
processo telematico vale solo per le nuove cause e non per tutti gli atti. La
citazione e la comparsa di costituzione vanno notificate e depositate in forma
cartacea. Applicabile da subito solo il ricorso per decreto ingiuntivo, ma non
in tutti gli uffici giudiziari. Non si sa, infatti, ancora con certezza quali
sono i tribunali presso i quali non è possibile la presentazione telematica dei
decreti ingiuntivi. Intanto si parla di depositi cartacei (la cd. copia di
favore) anche dove è prevista la obbligatorietà. Il processo telematico nasce
claudicante e ne vedremo delle belle (e delle brutte). Già otto tribunali (ma
sono molto di più) sono stati accertati e indicati senza servizi telematici
attivi. Dotazioni tecnologiche zoppicanti, con il 40 per cento degli uffici che
hanno meno della metà di computer fissi efficienti. Velocità della connessione
insufficiente nel 27 per cento degli uffici. “Della sicurezza – fa notare il
presidente Anai, Maurizio de Tilla - non si sa proprio niente. Si rischia,
quindi, che tutto il materiale telematico si possa volatilizzare! Ma vi è
ancora di più. Ai disservizi della giustizia si accompagna l’aumento dei
contributi a carico dei cittadini che intendono promuovere un giudizio. Più
spese ma meno prestazioni. come accade per le tasse. Maggiori imposte, ma
prestazioni e servizi pubblici insufficienti e talvolta inesistenti”. Non
mancano inoltre le polemiche nel mondo forense. L’avvocato Stefano Galeani,
Presidente Agifor di Roma, punta il dito contro l’ordine forense della Capitale.
“In questi giorni – rileva Galeani - abbiamo ricevuto via mail il Protocollo
sul processo telematico sottoscritto dal Presidente del nostro Consiglio
dell'Ordine e dal Presidente del Tribunale di Roma. Nel leggere questo
documento – spiega il Presidente Agifor di Roma - sono rimasto sbalordito. Il
processo telematico ha introdotto notevoli oneri per la nostra categoria, non
ultimi quelli economici, ma anche dei vantaggi, una volta appreso bene e
perfezionato tale sistema, quali ad esempio la possibilità di effettuare
depositi di pomeriggio, evitarci lunghe file nelle cancellerie e trasferte
costose e faticose. Il Presidente del
nostro Consiglio dell'Ordine, però, ha voluto aggravare ulteriormente il nostro
lavoro con ulteriori oneri. Nel suddetto Protocollo, infatti, si legge che nel
depositare telematicamente gli atti e i documenti dovremo inserire nell'atto
dei link di riferimento per facilitare la consultazione dei documenti da parte
dei magistrati obbligandoci, quindi, ad avere ulteriori conoscenze informatiche
o a pagare qualcuno perché vi provveda. Inoltre bisognerà depositare, presso la Cancelleria del
Giudice, copie di cortesia sia degli atti sia dei documenti inviati
telematicamente. Tale onere, quindi, eliminerà di fatto quei vantaggi forniti
dall'introduzione del processo telematico. Ciò che più mi sconcerta, però, è
questo atto di sudditanza e di servilismo nei confronti dei magistrati. Le
proteste sollevate dal Presidente del Tribunale di Roma contro il PCT, ma non
per solidarietà con gli Avvocati, non sono state ascoltate nemmeno dai Suoi
colleghi né dall'Associazione Nazionale Magistrati, ha, però, avuto l'aiuto del
Presidente del nostro Consiglio dell'Ordine, il quale ha pensato bene di
correre in soccorso di tutti i Giudici (non sia mai che si affatichino!),
aggravando tutti Noi di quegli incombenti che dovevano, invece, scomparire
proprio con l'introduzione del processo telematico”.
Luigi Berliri (da
Mondoprofessionisti del 3.7.2014)