Bianco: «Fiducia nel lavoro della
commissione
per evitare la soppressione del Tar»
«Ho
grande fiducia sul lavoro della Commissione Affari Costituzionali e nel clima
che ho trovato: tutti hanno ascoltato con grande attenzione dopo aver letto con
interesse il dossier che ho fatto avere loro».
Così
il sindaco Enzo Bianco ha commentato l'esito della sua audizione davanti alla
Commissione sulla vicenda del Tar di Catania, soppresso dopo la pubblicazione
sulla Gazzetta ufficiale del Decreto legge che prevede l'eliminazione di tutte
le sedi distaccate dei Tribunali amministrativi regionali.
Oltre
a Bianco sono stati sentiti dalla Commissione, presieduta da Francesco Paolo
Sisto, alla presenza del sottosegretario alla P. a. Angelo Rughetti, anche i
sindaci di Lecce Paolo Perrone e di Salerno Vincenzo De Luca, dove la
situazione dei Tar ha similitudini con Catania.
Ai
lavori erano presenti anche alcuni deputati catanesi tra cui Andrea Vecchio,
Angelo Attaguile e un parlamentare del M5S «Le possibilità di cui si parla - ha
spiegato Bianco - sono tre: recuperare le sedi distaccate più grandi a livello
nazionale, salvare quelle più grandi della sede nel rispettivo capoluogo di
Regione, non abolire i Tar delle città sede di Corti d'Appello. Catania rientra
addirittura in tutti e tre questi casi, quindi, se passerà, come tutti ci
auguriamo, una deroga, la sezione del Tar di Catania sarà salva».
«Nel
corso dell'audizione - ha detto Bianco - ho avuto modo di esporre tutto il
documento, spiegando come il Tar di Catania sia, dal punto di vista dei carichi
di lavoro, il terzo d'Italia, dopo quelli di Roma e di Napoli, e il secondo per
carichi pendenti dopo quello di Roma. Serve cinque province siciliane su nove,
più di metà della Sicilia, in un territorio dove ricadono tre Corti d'Appello.
Ho dato conto delle firme dei parlamentari di tutti i partiti, di maggioranza e
di opposizione, raccolte a supporto del nostro documento indirizzato a
Napolitano, Renzi, ai ministri competenti e ai gruppi parlamentari, e di tutte
le forze produttive e sindacali impegnate in questa battaglia, a cominciare dai
sindaci delle città capoluogo della Sicilia orientale».
«Ho
spiegato - ha aggiunto - che se si chiudesse il Tar di Catania, la Pubblica amministrazione
non realizzerebbe alcun risparmio, perché tutti i dipendenti continuerebbero a
ricevere lo stipendio, bisognerebbe pagare loro il trasferimento, e pagare
anche una nuova sede a Palermo. Ho ribadito che Catania, settima città
metropolitana d'Italia con una popolazione di circa un milione di persone non
può continuare a pagare il fatto di essere la più grande città italiana non
capoluogo di Regione. Così come un territorio come la Sicilia Orientale,
il più attivo e vitale della Sicilia, non può essere penalizzato: i cittadini,
gli enti, le aziende dovrebbero andare in una sede che dista mediamente dai 200
ai 350 km
per difendere i propri diritti con un aggravio di spese troppo pesante".
Oltre
al documento illustrato durante i lavori, Bianco ha consegnato alla Commissione
anche un'analisi del prof. Giuseppe Di Vita commissionata dall'Ordine degli
Avvocati all'Università degli Studi di Catania, dal quale emerge come non ci
sia "alcun aumento di efficienza economica che possa suffragare la
soppressione delle sezioni staccate dei Tar, istituite per fare fronte alla
maggiore domanda di giustizia proveniente dalle regioni con un elevato numero
di abitanti e per evitare il verificarsi di diseconomie esterne legate ad una
eccessiva dimensione degliorgani di giustizia amministrativa ubicati nei
capoluoghi di regione».
(Da La Sicilia del 10.7.2014)