Da gennaio il 30% di giudici in meno
per effetto dei pensionamenti
Tre
mesi per correre ai ripari, altrimenti con il nuovo anno la giustizia
amministrativa rischia un forte passo indietro: collegi che non si riusciranno a
costituire, udienze che salteranno, calo della produttività (e, dunque,
rinvigorimento dell’arretrato), viavai di magistrati da un Tar all’altro per
cercare di tappare i buchi. Il quadro non è eccessivo, visto che il presidente
del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini, a settembre ha deciso di lasciare
l’incarico, disilluso dalla mancanza di segnali del Governo nonostante una
lettera inviata a giugno in cui si tratteggiava il rischio di paralisi.
La
questione è quella degli organici, dopo che il Dl 90/2014 ha anticipato i
pensionamenti dei dipendenti pubblici, magistrati compresi. Fra questi ultimi,
chi a fine anno avrà raggiunto 70 anni, dovrà lasciare. Un esodo che, unito
alle tante uscite anticipate a cui da tempo ricorrono coloro che vogliono mettersi
al riparo da sorprese dell’ultima ora, mette a rischio l’attività di Tar e
Consiglio di Stato. E il problema riguarda solo la giustizia amministrativa. I
magistrati ordinari e quelli contabili - che pure ricadevano sotto gli effetti
della norma del Dl 90 - questa estate sono, infatti, riusciti a ottenere una
proroga: i primi fino a dicembre 2016 e i secondi fino a giugno.
I
giudici amministrativi, invece, sono rimasti al palo, vittime degli atavici
dissidi interni. Tant’è che all’interno del Consiglio di presidenza - l’organo
di autogoverno di Tar e Consiglio di Stato, dove si riflettono le diverse
posizioni fra la componente dei tribunali amministrativi e quella dei
consiglieri di Stato - c’è chi ha tifato perché il Parlamento non estendesse
anche alla magistratura amministrativa le proroghe concesse alle altre due
giurisdizioni. Di più, a luglio il Consiglio ha votato una delibera di appoggio
all’operato delle Camere.
«Si
sono create due fazioni - spiega Manfredo Atzeni, consigliere di Stato e
componente dell’organo di autogoverno -: quella dei favorevoli allo
svecchiamento, che è maggioritaria, e quella di chi vorrebbe che il limite
della pensione salga a 72 anni. Al di là di tali posizioni, c’è un problema
reale di vuoti che si verranno a creare con il nuovo anno, sia nei posti di
vertice, sia negli altri livelli. Ne risentirà la produttività e i costi,
perché cresceranno le spese di missione per far viaggiare i magistrati in modo
da assicurare nei Tar più scoperti un minimo di udienze».
Secondo
una proiezione, a gennaio i posti vacanti saranno in media del 30% rispetto
agli organici, con punte del 68% per le presidenze nei Tar. È vero che è in
corso di svolgimento il concorso per reclutare 45 referendari (il primo livello
dei tribunali amministrativi), ma le immissioni in ruolo delle nuove leve è di
là da venire. Anche perché sono state ricevute più di 4mila domande e, dunque,
i tempi si allungano. Così come non si può pensare a tempi brevi per il
reclutamento di cinque consiglieri di Stato: i candidati conosceranno a
dicembre la sede delle prove scritte. Dunque, i nuovi magistrati entreranno in
servizio, nel migliore dei casi, verso la fine del 2016.
Nel
frattempo c’è da tamponare l’emergenza. Da un po’ di anni a questa parte
l’arretrato ha continuato a scendere: a fine 2014 era di poco meno di 300mila
cause e a fine settembre scorso si è arrivati a 272mila. Il rischio è questo
processo virtuoso si interrompa e le pendenze riprendano a galoppare. I primi
segnali di questa inversione di tendenza - affermano a Palazzo Spada - già si
intravedono.
Antonello Cherchi (da
Il Sole 24 ore del 12.10.2015)