Si
chiama "Watson" ed è un personal computer pensante al quale stanno
lavorando da qualche tempo alla IBM. Ancora il progetto è nella fase
sperimentale, ma i ricercatori della nota azienda americana non disperano di
riuscire a creare a breve un'intelligenza artificiale che sia in grado di
elaborare dati in maniera ragionata e di dare risposte a domande del tipo «la
vendita di videogame violenti dovrebbe essere vietata ai minori?».
La scadenza
In
Italia invece sarebbe al termine della fase di sperimentazione il deposito
telematico degli atti processuali o, più enfaticamente, il «processo civile
telematico». Il 30 giugno, infatti, diventerà obbligatoria la trasmissione in
via telematica degli atti endoprocessuali (per essere chiari, tutti gli scritti
difensivi successivi alla costituzione in giudizio) e dei ricorsi per decreto
ingiuntivo.
In
realtà la certezza della data sta cominciando a vacillare perché da più parti
si stanno innalzando grida di allarme sul ritardo del Ministero nel
completamento dei lavori per la informatizzazione di tutti i tribunali
italiani.
I ritardi e gli errori
Stando
ad una recente indagine dell'Aiga, effettuata su un campione di 80 uffici
giudiziari, saremmo in presenza di «una situazione "a macchia di
leopardo" che rende momentaneamente zoppo il processo telematico stesso,
tanto da far legittimamente ritenere impraticabile l'effettivo avvio alla data
del 30 giugno 2014 dell'obbligo del deposito telematico degli atti in sede civile»
(Guida al Diritto on-line del 12 maggio 2014).
In
realtà la zoppia del progetto dipende non solo dai ritardi dell'amministrazione
della giustizia, ma anche – forse – dal fatto, come hanno ben evidenziato in
tanti, di averlo immaginato pensando al processo disciplinato dall'attuale
codice di rito.
Un
esempio svetta su tutti: la necessità, affinchè il deposito dell'atto possa
considerarsi completato, che il cancelliere verifichi la busta e la accetti.
Ciò
costringerà gli avvocati ad un snervante "test di gravidanza"
(normalmente ogni redattore attribuisce alle diverse fasi dell'invio differenti
colori che mutano a seconda degli esiti) e che appare sin d'ora una
complicazione davvero incompatibile con le ambizioni del processo civile
telematico, prima tra tutte quella di semplificare e rendere più efficiente il
funzionamento della amministrazione giudiziaria.
Tanto
più poi se, come è abbastanza prevedibile, le cancellerie saranno in grado di
evadere questi controlli solo a distanza di giorni dalla data della
trasmissione.
Non
minori difficoltà si registreranno nell'invio degli allegati, a causa della
loro dimensione e della capienza massime (30 mega) della "busta".
Quei
professionisti che da un anno e mezzo si cimentano con gli incarichi di
curatore fallimentare, conoscono perfettamente il problema e sanno quanta
fatica e tempo sono necessari per riuscire a depositare in cancelleria in via
telematica le istanze dei creditori di insinuazione al passivo corredate di
tutta la documentazione.
La ‘copia di cortesia'
Se
poi, come sembra stia già accadendo, tanto che i protocolli che si stanno
predisponendo nei singoli tribunali cercano di stabilire alcune regole, ciascun
avvocato dovesse pure depositare una ‘copia di cortesia' per il magistrato,
perché la visualizzazione a video degli atti non ne consente una comoda e
veloce consultazione, sarebbe definitivamente vanificato anche il modesto
vantaggio di non dovere più accedere nelle cancellerie per curare l'incombente
del deposito.
Con
evidenti duplicazioni di costi per gli avvocati, che già oggi stanno sostenendo
esborsi per adeguare i propri studi alle nuove necessità e che auspicherebbero,
tanto più con questi chiari di luna per quanto concerne i redditi, che questi
investimenti almeno semplificassero la vita professionale.
Gli oneri per gli avvocati
Ben
vengano, infatti, i preventivati risparmi di spesa che riuscirà a conseguire il
ministero, dopo che avrà ammortizzato l'investimento iniziale della
informatizzazione della giustizia civile, ma non sulle spalle degli avvocati
attraverso la consueta esternalizzazioni di tutta una serie di fasi che sino ad
oggi sono state di competenza degli uffici.
C'è
da augurarsi, quindi, che il processo civile telematico, certamente una
opportunità se realmente finalizzato alla efficienza e se realmente studiato
per sfruttare al massimo le potenzialità delle "macchine", sia
implementato rimuovendo quelle farraginosità che oggi ne limitano la
attuazione.
Certo,
se poi un giorno divenisse realtà il computer in grado di dare risposte, anche
alla domanda di giustizia, allora la società potrebbe fare anche a meno dei
magistrati e degli avvocati. Lo Stato Italiano ed i cittadini risparmierebbero
senz'altro, ma vivremmo davvero in un mondo migliore?
Giuseppe Sileci (da
ilsole24ore.com del 19.5.2014)