Secondo la proposta del governo
sulla responsabilità civile dei medici
sulla responsabilità civile dei medici
saranno i cittadini a dover provare
di non aver avuto cure adeguate
di non aver avuto cure adeguate
La nuova legge proposta sulla
responsabilità
di medici e operatori sanitari
non piace al Tribunale per i diritti del malato
di medici e operatori sanitari
non piace al Tribunale per i diritti del malato
Dal
prossimo anno vedremo meno avvocati aggirarsi nei paraggi di asl e ospedali. E
arriveranno i super periti da affiancare ai giudici perché non si ripetano più
le sentenze contraddittorie che hanno contribuito ad alimentare il caso
Stamina. Anche se destinata a suscitare polemiche è l’inversione dell’onere
della prova, che dai camici bianchi passa ora alle presunte vittime di
malasanità. E’ la legge sulla «responsabilità professionale del personale
sanitario» che ieri sera ha ottenuto il via libera dalla Commissione Affari
sociali della Camera e che ora, fanno sapere dal ministero della Salute,
planerà direttamente nella legge di stabilità per entrare in vigore dal 1°gennaio
prossimo.
UNDICI
ARTICOLI
In
tutto 11 articoli che in buona misura raccolgono i contenuti del testo messo a
punto a suo tempo dalla commissione consultiva istituita da Beatrice Lorenzin
per mettere fine all’onda lunga delle cause in sanità. Circa 80 ricorsi al
giorno, documenta l’Ania, l’associazione delle assicurazioni, per un totale di
oltre 30mila l’anno, il 70% dei quali finisce nel nulla. Non senza lasciare
ferite però. La prima è quella di spingere i medici verso la medicina
difensiva. Che a volte fa prescrivere quel che non serve, per un costo stimato
dallo stesso ministero in 13 miliardi l’anno. Ma d’ora in avanti si cambia.
Prima di tutto per i medici dipendenti e quelli convenzionati la prescrizione
verrà ridotta da 5 a
10 anni, in modo da rendere meno complessa la difesa del medico accusato di
malasanità. Poi è prevista una fattispecie autonoma di lesioni ed omicidio
colposo per i professionisti sanitari, che risponderebbero parzialmente solo
per colpa grave in caso di imperizia. In altri termini verrebbero mitigate le
pene per i camici bianchi in caso di condanna, visto che un errore in sala
operatoria non può essere messo sullo stesso piano di chi provoca un incidente
stradale perché guida in stato di ebbrezza. Non solo. In caso di morte o lesioni
personali «è esclusa la colpa grave quando sono rispettate le raccomandazioni
previste dalle linee guida e le buone pratiche clinico-assistenziali». Insomma
il medico che non esce dal seminato non dovrà più vedersela con giudici e
avvocati. A favore delle vittime di malasanità c’è invece la possibilità di
agire direttamente nei confronti dell’assicurazione.
ACCERTAMENTI
TECNICI
Ma
lo doppia mossa che dovrebbe porre un freno alla cause in sanità è l’obbligo di
ricorrere all’ accertamento tecnico e alla conciliazione preventivi prima di
varcare l’aula di un tribunale, mentre dall’altro canto l’onere della prova
passerebbe dal medico al cittadino, che se vuole fare causa dovrebbe dimostrare
lui di aver subito un danno per negligenza o imperizia del dottore. Un
ribaltone che ha già provocato l’irata reazione del Tribunale dei diritti del
malato. «Un provvedimento scritto pensando più ai medici che hai cittadini»,
tuona il coordinatore Tonino Aceti. «Si fa ricadere l’onere della prova sul
soggetto più debole, che quando è sotto anestesia -spiega- non può certo
individuare le responsabilità del medico e che comunque ha difficoltà ad
accedere alle informazioni, visto che anche le cartelle cliniche sono spesso
incomprensibili e incomplete». La
Lorenzin parla invece di «risultato storico e di svolta nella
lotta alla medicina difensiva, che consentirà ai medici di lavorare in serenità
e ai pazienti di veder tutelati in modo diretto i propri diritti». Mentre per
il relatore Federico Gelli, responsabile sanità del Pd, «il cittadino avrà più
certezze di ottenere gli indennizzi in tempi rapidi». La legge per le
controversie civili e penali di natura sanitaria più controverse introduce poi
di fatto un albo dei superperiti ai quali i giudici dovranno attingere per le consulenze
tecniche. Previsto infine un fondo di garanzia per le vittime di malasanità e
l’obbligo di assicurazione per asl, ospedali e cliniche. I costi più elevati
delle polizze hanno infatti spinto sempre più asl ad autoassicurarsi con
l’accantonamento di fondi ad hoc, che l’Ania ritiene insufficienti a garantire
rimborsi alle vittime di malasanità.
Paolo Russo (da La Stampa del 20.11.2015)