Nell'ultimo anno sono raddoppiati
i procedimenti: da 2.700 a 5.253
Il debito Pinto sfora i 400 milioni di
euro
Il
debito Pinto, maturato per l'eccessiva lentezza dei processi, sfora quota 400
milioni di euro. E per ogni condanna il ministero della giustizia si trova a
pagare, di prassi, più del doppio di quanto stabilito dall'autorità
giudiziaria, a causa degli ulteriori filoni di contenzioso che si moltiplicano:
procedure esecutive, giudizi di ottemperanza, ricorsi alla Corte europea dei
diritti dell'uomo. Basti pensare che i soli ricorsi al giudice amministrativo
per i giudizi di ottemperanza in materia di legge Pinto, nell'ultimo anno, sono
raddoppiati: passando dai 2.700 del 2013 ai 5.253 registrati al 15 novembre
2014. Sono gli ultimi, allarmanti dati resi noti dal ministero della giustizia
in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2015 sul capitolo legge
Pinto, da anni ormai tallone d'Achille dell'Amministrazione. E non ha dato
frutti neanche l'intervento normativo contenuto nel dl n. 35/2013, che si
prefiggeva appunto il contenimento delle procedure esecutive.
Entriamo
nel dettaglio. La materia dei ritardi della giustizia ordinaria, si legge nella
relazione di via Arenula, costituisce la gran parte del contenzioso seguito
dalla Direzione generale del contenzioso e dei diritti umani. Il prioritario
obiettivo dell'amministrazione, quindi, dovrebbe essere l'eliminazione delle
condanne, per la sua incidenza sia sulle casse dello stato, sia sulla
valutazione di efficienza e affidabilità. Ma il principale problema che
affligge la Direzione
generale resta quello delle procedure di pagamento delle condanne: l'alto
numero di condanne e i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio,
unitamente al mancato ricorso allo speciale ordine di pagamento c.d. «in conto
sospeso», hanno comportato, secondo il ministero, un forte accumulo di
arretrato del debito ex legge Pinto ancora da pagare, che a metà anno 2014
ammontava a oltre 400 milioni di euro. I ritardi nei pagamenti degli
indennizzi, inoltre, hanno portato, come detto alla creazione di ulteriori
filoni di contenzioso in costante aumento, con l'aggravio di spese anche molto
consistenti. Se poi la novella contenuta nel dl n. 35/2013 «non ha prodotto i
risultati sperati», nel 2013 si è potuto, tuttavia, «stimare l'utilità, in
termini di risparmio per l'Erario, della circolare varata nel gennaio 2013
dalla Direzione generale del contenzioso e dei diritti umani, volta a contenere
i costi dei giudizi di ottemperanza, attraverso il pagamento di quanto ancora
dovuto dall'Amministrazione nelle more del giudizio». In pratica, rispetto a
una condanna alle spese di lite mediamente di 500 euro, con il pagamento in
corso di giudizio l'Amministrazione ha ottenuto una contrazione della condanna
alle spese pari a 180 euro di media. Per fronteggiare questa situazione,
continua la relazione, il ministero ha presentato, nell'aprile 2014, un
progetto volto al rientro del debito Pinto, «la cui realizzazione appare un
obiettivo non più rinviabile, considerato soprattutto l'impatto che il suddetto
debito ha sul numero dei ricorsi pendenti contro l'Italia a Strasburgo».
In
questo quadro si sono iscritti, inoltre, circa mille ricorsi proposti alla
Corte Edu per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi da parte del
ministero della giustizia, che avrebbero comportato ulteriori esborsi a carico
dello Stato per porre fine al contenzioso. Per essi, il ministero ha elaborato
un Piano di rientro da attuarsi entro fine 2014, che è stato realizzato «e
costituisce un risultato molto importante sia in termini di risparmio per
l'Erario sia in termini di immagine dello Stato, che vedrà notevolmente
contratte le sue pendenze presso la Corte Edu».
Gabriele Ventura –
Italia Oggi (da oua.it del 28.1.2015)