martedì 14 ottobre 2014

SILECI SUL XXXII CONGRESSO FORENSE

Un'avvocatura incapace di autoriformarsi
plaude al metodo Orlando

Il XXXII Congresso Nazionale Forense sarà ricordato anche per l'inedita suddivisione dei partecipanti in delegati (con diritto di accedere alla sala principale e di seguire dal vivo i lavori della assise) e congressisti (senza questo diritto ma, ahimè, con il medesimo obbligo di versare la quota di iscrizione). Una disparità di trattamento figlia di qualche approssimazione organizzativa che ci auguriamo non si ripeterà più.

Il Congresso, inoltre, ha definitivamente sancito la incapacità della categoria di autoriformare la sua rappresentanza politica: non una delle mozioni statutarie, che prevedevano nuove modalità di elezione dell'organismo unitario in attuazione dell'art. 39 della Legge professionale, ha raggiunto il quorum necessario e, dunque, nessuna di queste modifiche è stata approvata.

C'è da chiedersi se questo esito sia l'epilogo scontato della lunga fase di avvicinamento al Congresso, caratterizzata dagli sforzi di delineare un nuovo assetto dell'organismo che, comportando una cessione di sovranità da parte di tutte le componenti dell'avvocatura, forse non conveniva a nessuno.

Il rinnovato rapporto con Via Arenula

Infine, il Congresso di Venezia ha definitivamente ricucito lo strappo nei rapporti tra l'Avvocatura ed il Ministero ed ha premiato quel metodo del dialogo che ha la sua massima espressione nella costituzione dei numerosi tavoli tecnici presso il Dicastero della giustizia ed il massimo sponsor nell'attuale Ministro.

Però, a riflettori oramai spenti e volendo fare un consuntivo, il vero protagonista di questo Congresso è stato il Ministro Orlando, non tanto per i numerosi applausi che hanno scandito il suo intervento quanto per "l'applauso", il più lungo: quando gli è stato chiesto se erano vere le voci che lo davano in partenza da via Arenula per altri incarichi, il Guardasigilli ha diplomaticamente risposto che ha l'abitudine di terminare il lavoro che ha cominciato.

Il teatro è letteralmente esploso in un lunghissimo e fragoroso applauso, a testimonianza della necessità che le riforme, perchè non siano vissute come un corpo estraneo, hanno bisogno di politici disposti ad ascoltare e che sappiano trovare i giusti bilanciamenti.

Pertanto, sarebbe davvero grave se si impedisse all'Onorevole Orlando di proseguire in questa direzione sol perché il metodo dell'attuale Ministro della giustizia non sarebbe gradito al Presidente del Consiglio ovvero perché un avvicendamento al vertice del Ministero sarebbe funzionale al sempre attuale "manuale Cencelli".


Giuseppe Sileci (da ilsole24ore.com del 14.10.2014)