L'Associazione
italiana giovani avvocati ha depositato un ricorso al Tar del Lazio contro il
nuovo regolamento, varato a luglio dal Consiglio Nazionale Forense, relativo
alle modalità per l'iscrizione all'albo delle giurisdizioni superiori. È
chiara, secondo AIGA, l'incostituzionalità del regolamento, con una palese
disparità di trattamento nella definizione dei requisiti per diventare
cassazionisti.
Giorgi,
si rischiano squilibri
''È
un testo - spiega la presidente di Aiga Nicoletta Giorgi - che trasforma
completamente l'iter per poter patrocinare davanti alle giurisdizioni
superiori, limitandone estremamente l'accesso alle generazioni più giovani di
legali». Prevedendo la frequentazione di un corso centralizzato a Roma e il
superamento di esami specifici, secondo i giovani legali italiani viene tradito
lo spirito dello stessa legge 247/12 che all'articolo 1, comma 2, prevede di
favorire l'ingresso alla stessa alla professione di avvocato e l'accesso alla
stessa in particolare alle nuove generazioni. ''Il criterio di rendere più
meritocratico l'accesso, che come associazione condividiamo, è stato
evidentemente utilizzato per garantire la posizione di chi è già nelle
condizioni di esercitare davanti alle giurisdizioni superiori - sottolinea
Giorgi - creando altresì un evidente squilibrio concorrenziale tra due
componenti della stessa categoria professionale''.
Le
nuove norme, inoltre, impediscono una rappresentanza delle nuove generazioni in
seno allo stesso Consiglio nazionale forense. ''Questo regolamento - chiarisce
infatti la presidente dei giovani avvocati italiani - non solo impedirà alle
generazioni più giovani di svolgere il patrocinio in ogni fase del giudizio,
aprendo altresì la necessità di ricorrere al 'prestito di firma' da parte di
colleghi già abilitati perché non soggetti al sistema riformato, ma limiterà
anche il ricambio generazionale nella rappresentanza istituzionale
dell'avvocatura, riservata appunto ai cassazionisti''.
Il
60% degli iscritti all'albo ha meno di 45 anni
La
scelta di impugnare questo regolamento risponde alla necessità di garantire
parità di condizioni tra le diverse generazioni di cui si compone l'avvocatura,
dove oggi il 60% degli iscritti all'albo ha meno di 45 anni: ''il cambiamento,
in questo caso, non ha portato ad un miglioramento del sistema - denuncia
Giorgi - L'abilitazione alle giurisdizioni superiori non interessa allo stesso
modo tutti gli avvocati, oggi evidentemente preoccupati a trovare nuove
risorse, nuovi spazi di mercato che incidano sul quotidiano svolgimento della
professione, tuttavia questo aspetto non può consentire che la legge 247/12,
con questo regolamento totalmente demandato al Cnf, non consenta di garantire
uguali opportunità e libertà di autodeterminazione ad ogni avvocato italiano''.
No
ad una avvocatura di serie B
Lo
spettro è quello di un'avvocatura spaccata in due, proprio a causa del
provvedimento firmato dal Consiglio nazionale forense: «È inaccettabile la
creazione di un'avvocatura di serie A e di serie B - attacca la presidente dei
giovani avvocati italiani - immaginare tanto più che la legge di riforma
forense ad oggi garantisce l'adempimento della formazione continua proprio da
parte di chi poi, per ostacoli pratici ed economicamente poco sostenibili, è
posto nelle condizioni di non poter esercitare in ogni grado di giudizio il
proprio mandato difensivo. Ai giovani deve essere lasciata la libertà di
scegliere il proprio percorso professionale''.
(Da ilsole24ore.com del
30.10.2014)