lunedì 16 giugno 2014

CHIUDERA’ ANCHE IL TAR CATANIA?

«Dal taglio dei Tar nessun risparmio
ma solo nuovi disagi per i cittadini»
«Se depotenzi i Tribunali amministrativi,
elimini i controlli sugli appalti
e paralizzi l'azione giustiziale»

Disagio, disorientamento, incertezza e preoccupazione. Questi gli stati d'animo dei magistrati amministrativi alla notizia della soppressione delle sezioni staccate dei Tar, a partire dal prossimo 1 ottobre, decisa dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso.

«Un provvedimento - spiega il presidente facente funzioni del Tar di Catania, Salvo Veneziano - che risponde forse più a soddisfare le esigenze di immagine di un governo che vuole dimostrare di volere tagliare. Ma i benefici di efficienza ed economici sfumano, soprattutto per le grandi sedi».

Secondo il presidente Veneziano «la soppressione legalmente è possibile» perché, spiega, «le sezioni distaccate del Tar sono state create con legge ordinaria», anche nelle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia.

«Il problema - osserva il magistrato - è capire perché si fa un'operazione del genere: ci sono sedi distaccate del Tar, come Catania, Lecce, Salerno e Brescia, che hanno carichi di lavoro notevoli. La loro chiusura comporterebbe disagi a chi si rivolge alla giustizia amministrativa, anche sul piano economico».

Il presidente Veneziano porta l'esempio di Catania: «Abbiamo quattro sezioni a fronte delle tre di Palermo - sottolinea - e un contenzioso superiore. Se chiudessero la nostra sede dovremmo trasferire tutto a Palermo: ma i giudici e il personale avrà lo stesso costo per lo Stato e non risparmierebbe neppure sulla sede perché ci vorranno nuovi locali. Inoltre, indirettamente - rileva il magistrato - l'operazione avrà un costo maggiore per la pubblica amministrazione: tutti gli Enti locali della Sicilia orientale dovranno sostenere spese maggiori per le cause pendenti, a partire dalle trasferte e dagli onorari dei legali, che aumenteranno proprio a causa delle trasferte».

«Quindi - conclude il presidente del Tar di Catania - bisogna capire perché si fa una cosa del genere: vista così, per le grandi sedi distaccate del Tribunale amministrativo regionale, sembra solo rispondere a esigenze di immagine del governo».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche gli avvocati amministrativisti. «Il presidente Renzi - sottolinea Salvo Zappalà, presidente della sezione catanese della Camera amministrativa siciliana - aveva già preannunciato questa possibilità nei mesi scorsi, ma tutti pensavamo che si trattasse di una cosa del momento. Adesso che è stata confermata direi che siamo di fronte a un proclama, un verbale della presidenza del Consiglio dei ministri, di certo non si tratta di un atto normativo. E comunque è un controsenso perché se depotenzi i Tar elimini i controlli sugli appalti. La sezione di Catania, inoltre, che vanta quattro sezioni interne (in materia di appalti, elezioni, sanità e pubblico impiego), composte da cinque magistrati ciascuna, già stava vivendo una fase delicata dopo le dimissioni di Biagio Campanella e in attesa della nomina di Salvo Veneziano - diventa un Tribunale acefalo. E poi Palermo non può reggere il peso delle cause che afferiscono alla sezione etnea (quindi a quattro province: oltre a Catania, Siracusa, Messina e Ragusa). Parliamo di circa ventimila ricorsi all'anno. Bisognerà scegliere un'altra sede, trovare altri locali, quindi altre spese altro che risparmi. Senza pensare ai disagi a cui sarebbero costretti a sobbarcarsi i cittadini. Insomma, è un modo per paralizzare l'azione giustiziale nei confronti del cittadino».

(Da La Sicilia del 15.6.2014)