«Dal taglio dei Tar nessun risparmio
ma solo nuovi disagi per i cittadini»
«Se depotenzi i Tribunali
amministrativi,
elimini i controlli sugli appalti
e paralizzi l'azione giustiziale»
Disagio,
disorientamento, incertezza e preoccupazione. Questi gli stati d'animo dei
magistrati amministrativi alla notizia della soppressione delle sezioni
staccate dei Tar, a partire dal prossimo 1 ottobre, decisa dal Consiglio dei
ministri di venerdì scorso.
«Un
provvedimento - spiega il presidente facente funzioni del Tar di Catania, Salvo
Veneziano - che risponde forse più a soddisfare le esigenze di immagine di un
governo che vuole dimostrare di volere tagliare. Ma i benefici di efficienza ed
economici sfumano, soprattutto per le grandi sedi».
Secondo
il presidente Veneziano «la soppressione legalmente è possibile» perché,
spiega, «le sezioni distaccate del Tar sono state create con legge ordinaria»,
anche nelle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia.
«Il
problema - osserva il magistrato - è capire perché si fa un'operazione del
genere: ci sono sedi distaccate del Tar, come Catania, Lecce, Salerno e
Brescia, che hanno carichi di lavoro notevoli. La loro chiusura comporterebbe
disagi a chi si rivolge alla giustizia amministrativa, anche sul piano
economico».
Il
presidente Veneziano porta l'esempio di Catania: «Abbiamo quattro sezioni a
fronte delle tre di Palermo - sottolinea - e un contenzioso superiore. Se
chiudessero la nostra sede dovremmo trasferire tutto a Palermo: ma i giudici e
il personale avrà lo stesso costo per lo Stato e non risparmierebbe neppure
sulla sede perché ci vorranno nuovi locali. Inoltre, indirettamente - rileva il
magistrato - l'operazione avrà un costo maggiore per la pubblica
amministrazione: tutti gli Enti locali della Sicilia orientale dovranno
sostenere spese maggiori per le cause pendenti, a partire dalle trasferte e
dagli onorari dei legali, che aumenteranno proprio a causa delle trasferte».
«Quindi
- conclude il presidente del Tar di Catania - bisogna capire perché si fa una
cosa del genere: vista così, per le grandi sedi distaccate del Tribunale
amministrativo regionale, sembra solo rispondere a esigenze di immagine del
governo».
Sulla
stessa lunghezza d'onda anche gli avvocati amministrativisti. «Il presidente
Renzi - sottolinea Salvo Zappalà, presidente della sezione catanese della
Camera amministrativa siciliana - aveva già preannunciato questa possibilità
nei mesi scorsi, ma tutti pensavamo che si trattasse di una cosa del momento.
Adesso che è stata confermata direi che siamo di fronte a un proclama, un
verbale della presidenza del Consiglio dei ministri, di certo non si tratta di
un atto normativo. E comunque è un controsenso perché se depotenzi i Tar
elimini i controlli sugli appalti. La sezione di Catania, inoltre, che vanta
quattro sezioni interne (in materia di appalti, elezioni, sanità e pubblico
impiego), composte da cinque magistrati ciascuna, già stava vivendo una fase
delicata dopo le dimissioni di Biagio Campanella e in attesa della nomina di
Salvo Veneziano - diventa un Tribunale acefalo. E poi Palermo non può reggere
il peso delle cause che afferiscono alla sezione etnea (quindi a quattro
province: oltre a Catania, Siracusa, Messina e Ragusa). Parliamo di circa
ventimila ricorsi all'anno. Bisognerà scegliere un'altra sede, trovare altri
locali, quindi altre spese altro che risparmi. Senza pensare ai disagi a cui
sarebbero costretti a sobbarcarsi i cittadini. Insomma, è un modo per
paralizzare l'azione giustiziale nei confronti del cittadino».
(Da La Sicilia del 15.6.2014)