Lunedì la presentazione del pacchetto
giustizia
«L'entrata
in vigore del Processo Civile Telematico il prossimo 30 giugno, data nota ormai
da un paio d'anni, ha tuttavia reso necessario l'utilizzo della decretazione di
urgenza. Perché questo purtroppo è lo stato del nostro Paese: urgenza di
analisi serie e ponderate che tengano conto delle conseguenze di determinate
scelte. È tempo che lo sguardo sia rivolto veramente al futuro e abbandoni la
miopia che è ha caratterizzato interventi spot, senza alcun progetto
complessivo sulla giustizia». È netta la posizione di Nicoletta Giorgi,
presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati, a pochi giorni
dall’attesa entrata in vigore del PCT. Una data tanto attesa dai giovani
avvocati, una vera riforma epocale degli ultimi tempi, «risultato di un
confronto intellettualmente onesto - AIGA ha denunciato i veri numeri di
attuazione del processo telematico - ma allo stesso tempo determinato a non
abbandonare il percorso intrapreso e sul quale crediamo fermamente», spiega
l’avvocato Giorgi. Il paradosso del PCT: lo Stato risparmia, ma aumenta il
contributo unificato L'introduzione del PCT non si è però sottratto ad una
apparente illogicità di fondo: «Telematizzare – spiega la presidente dei
giovani avvocati - significa far risparmiare lo Stato, e questo a detta del
ministro che a dicembre ha reso noto le cifre a sei zeri, tuttavia ha
comportato l'aumento (l'ennesimo) del contributo unificato. Il PCT oltre a portare
le novità evidenti a tutti ha confermato una volta di più un sospetto che
circolava da tempo: il contenzioso giudiziario costituisce una voce delle
entrate statali in costante crescita e senza che ciò comporti scioperi da parte
dei sindacati. Si perché lo sciopero dell'avvocatura, in qualsiasi forma venga
svolto, abbiamo visto che purtroppo non incide sulle scelte economiche del
Paese. Ubi maior...». Dove sono finiti i milioni di euro raccolti dal sistema
Giustizia nel corso degli anni? Nel caso di aumento in questione la cosa però è
un po' diversa rispetto al solito: dando agli avvocati il potere di autenticare
gli atti formatisi all'interno del processo telematico (togliendo così i costi
dei diritti di autentica) si tolgono allo Stato 15 milioni di euro per il 2014
e 42,5 milioni di euro per il 2015. «Dove sono finiti – chiede l’avvocato
Giorgi – tutti questi soldi pagati negli scorsi anni? Perché oggi il ministero
della Giustizia stanzia 8 milioni per il PCT passando il provvedimento come una
grande concessione dettata dalla situazione da noi denunciata?» Se la
giustizia, ossia la richiesta di tutele del cittadino, di rispetto di quelle
regole che giustificano la creazione della società civile, è un sostentamento
economico per il Paese, allora è giusto che, il cittadino che chiede giustizia
abbia di più. «Se è pur vero che nei procedimenti monitori fino a 52.000 euro
di valore, l'aumento del contributo unificato è compensato dalla eliminazione
dei diritti di autentica, le cause ordinarie non godranno in automatico di tale
operazione, ma anzi saranno solo più costose. Perché non intervenire in modo
mirato solo sui procedimenti monitori a condizioni immutate? Perché non
utilizzare per la giustizia gli importi pagati per il suo accesso da parte dei
cittadini? Perché lo Stato ha bisogno di denaro e le uscite in alcuni settori
sono emorragiche. È tempo però che si giochi a carte scoperte», invita la
presidente dei giovani avvocati italiani. Lunedì la presentazione del pacchetto
giustizia: «Orlando dimostri di passare dalle parole ai fatti» Lunedì il
ministro Orlando presenterà il pacchetto giustizia: un’occasione per mostrare
che i propositi saranno trasformati in provvedimenti concreti. «Il ministro –
conclude Nicoletta Giorgi – dovrà dimostrare che il cittadino avrà finalmente
un sistema giustizia efficiente, che esiste un progetto complessivo e
realistico alla cui realizzazione non si dovranno inserire ostacoli economici,
perché si distribuiscono in altre aree il denaro proveniente dal settore
giustizia, ostacoli legati ad un sistema organizzativo ingessato, interessi di
lobby (quelle vere) a non cambiare lo stato delle cose».
(Da Mondoprofessionisti
del 27.6.2014)