De Tilla (Anai): abbiamo un universo
normativo a puzzle indecifrabile
normativo a puzzle indecifrabile
Doveva
essere il toccasana per snellire i processi e invece, di fatto, gli avvocati
sono risucchiati nel gorgo del processo telematico. A denunciare la complessa
situazione che sta vivendo la categoria con l'entrata in vigore del processo
civile telematico è l’Anai, l’associazione nazionale degli avvocati italiani.
«Vi sono gravi inconvenienti per la difettosa informatizzazione dell’apparato
giudiziario e per la discordanza di prassi territoriali, si incrementano
notifiche, comunicazioni, depositi, restano quasi ovunque da depositare le
copie cartacee degli atti» denuncia il presidente Anai Maurizio De Tilla. Il
presidente Anai elenca alcuni disservizi: «Alcuni uffici non accettano più atti
cartacei, altri richiedono depositi con modalità tradizionali, magari
accompagnati da supporti, come dischi o chiavette, sui quali caricare il
materiale. Sussistono inoltre disparità di decisioni sulla portata ed
estensione del processo telematico. Ed infatti alcuni giudici ritengono che sia
possibile depositare in via telematica anche gli atti introduttivi della lite.
Cosa succede, poi, se in alcuni uffici mancano gli strumenti informatici per
riceverli?È da considerare nullo l’atto depositato in un formato diverso da
quello previsto? È possibile una rimessione in termini? L'attuazione è resa ancora più complessa -
continua De Tilla - dalle “specifiche tecniche” che impongono che l’atto da
depositare debba essere un file pdf “nativo digitale” ottenuto trasformando
(tramite la funzionalità del pc) un documento peritale. Si consideri che le
decisioni dei giudici, in modo pressoché unanime, hanno stabilito la nullità
degli atti in formati diversi. E ciò anche se la normativa sul processo
telematico non prevede la sanzione della nullità per il mancato rispetto dei
formati. L’avvocatura ha, opportunamente, chiesto protocolli armonizzati o un
unico provvedimento nazionale. Ci sono alcuni tribunali nei quali il P.c.t. non
funziona. In altri tribunali sussistono difficoltà di collegamento al sistema
giustizia in determinati orari. Spesso vi è ritardo nell’accettazione dell’atto
da parte del personale di cancelleria. Per i depositi di decreti ingiuntivi fra
la consegna e l’accettazione a volte decorre anche un mese. L’aggiornamento
software dei tribunali preclude, nel giorno previsto per tale attività, l’invio
e il conseguente deposito degli atti. Non esiste il registro storico degli
invii in caso di sospensione del sistema. I documenti e gli atti depositati
telematicamente nei procedimenti avanti il tribunale non vengono acquisiti
dalle Corti di Appello (salvo poche eccezioni). Siamo in presenza di un
universo normativo a puzzle, spesso indecifrabile, contraddittorio, di
difficile apprensione e consultazione.
Altra anomalia: Ad esempio, il decreto ingiuntivo si presenta in via
telematica ma l’opposizione è cartacea. La citazione, la comparsa di
costituzione sono cartacee, le memorie istruttorie e finali sono telematiche.
La sentenza è telematica, ma l’appello è cartaceo. È cartaceo anche il ricorso
per cassazione. Occorre stoppare tutte
queste anomalie - ha concluso De Tilla - fermiamo il caos del Processo Civile
Telematico e uniformiamo le regole su tutto il territorio nazionale!».
(Da Mondoprofessionisti
del 7.4.2015)