Il
divorzio breve è legge. La
Camera ha approvato in via definitiva (con 398 sì, 28 no e 6
astenuti) la riforma delle norme sul divorzio italiano, a 41 anni dal
referendum del 1974. A favore hanno
votato Pd, Sel, M5s, Scelta civica, Psi e Alternativa libera. Forza italia e
Area popolare hanno dichiarato il loro sì lasciando, però, anche libertà di
coscienza, viste le "diverse sensibilità" presenti nei gruppi. La Lega Nord ha lasciato
libertà di coscienza.
Un
traguardo che arriva dopo oltre 10 anni di discussioni in Parlamento. Il tempo
di attesa tra separazione e divorzio scende a un anno (invece di tre) se
l'addio è giudiziale, ma se il divorzio tra i coniugi è consensuale il tempo
scende a 6 mesi. E non cambia nulla se nella coppia ci sono figli minori.
Cambiano
anche le norme sul fronte patrimoniale: la comunione dei beni potrà essere
sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione. La riforma
potrà incidere sulle cause di separazione in corso, “regalando” tempi più brevi
a chi aspetta il divorzio.
Durante
una fase della lunga discussione sulla legge, sembrava possibile anche che il
divorzio non diventasse breve bensì lampo, ovvero con l’abolizione dei due
gradi (separazione e divorzio). Al Senato, infatti, la relatrice Rosanna
Filippin aveva tentato di inserire nel disegno di legge la norma, provocando
però una spaccatura nella maggioranza che sosteneva la legge sul divorzio
breve. Norma stralciata poi, e rinviata a tempi migliori.
(Da repubblica.it del
22.4.2015)