COMUNICATO STAMPA O.U.A.
Stralcio
della norma che consente i soci di solo capitale negli studi legali, così come
prevista dal DDL Concorrenza, licenziato dal Consiglio dei Ministri e ora
all'esame delle Commissioni alla Camera dei deputati. Ma anche disponibilità al
dialogo con il Ministero di Giustizia, affinché si avvii una vera
modernizzazione della professione forense. No alle invasioni di campo e ai
colpi di mano dei ministeri economici, anche per evitare le fallimentari
esperienze del passato. Questa le ferme richieste contenute in un documento dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura discusso negli Stati Generali
dell'Avvocatura Italiana, riuniti oggi a Roma (realizzato anche un documento
sui “fatti” di Milano con precise richieste sulla sicurezza e le strutture
giudiziarie).
Ai
lavori hanno partecipato il Cnf, la Cassa Forense, il Coordinamento degli Ordini,
numerosi Presidenti degli Ordini forensi di tutta Italia e diverse associazioni
di categoria. All'assise erano anche presenti i rappresentanti di diverse forze
politiche, tra questi per il forum giustizia del Pd, Sandro Favi e Filippo
Marciante, per il partito dei Socialisti Italiani, l’onorevole Marco Di Lello.
“Questa
norma è un pasticcio - attacca Mirella Casiello - non solo perché contraddice i
principi che ispirano la professione forense ma anche perché, così come è stata
formulata, non prevede alcuna limitazione alla presenza di soci di mero
capitale alle società di avvocati e soprattutto non affronta i problemi legati
alla fiscalità e alla previdenza di queste società ‘ibride’ ”.
“Mi
sia permessa un'ulteriore valutazione - prosegue la Presidente OUA -
così com'è stata formulata, la norma rischia di compromettere le garanzie di
rispetto dei principi di equa previdenza, solidarietà generazionale e
imparzialità fiscale per i soggetti operanti, tutti principi osservati
dall’Avvocatura.
“Sulla
base di queste considerazioni - conclude Casiello – si chiede al Governo di
stralciare la norma dal Ddl Concorrenza per riportare la discussione nell'alveo
del Ministero di Giustizia competente. Gli interventi sulla materia non possono
essere adottati senza consultare tutte le componenti dell'Avvocatura che sono,
lo ribadiamo, sempre disponibili al confronto”.
Roma,
16 aprile 2015