L'obbligo d'iscrizione ha scatenato
una serie di proteste:
dal ricorso al Tar fino al ricorso
alla Corte europea dei diritti
dell'uomo
L’obbligo
di iscrizione alla Cassa forense anche per coloro che guadagnano meno di 10.300
euro sta sollevando un polverone, soprattutto tra i professionisti più giovani
e più a basso reddito. Il nuovo obbligo contributivo (700 euro di minimo
soggettivo, più 150 euro per la maternità) viene infatti visto come l’ennesima
gabella a carico di una categoria che, soprattutto tra gli under 35, denuncia
da anni guadagni in picchiata e condizioni sempre più precarie. È stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 192 del 21 agosto il comunicato del
ministero del lavoro che dà notizia dell'approvazione del regolamento attuativo
dell'articolo 21 della legge 247/2012 (riforma forense). Il provvedimento
interessa circa 50 mila legali per i quali da oggi scattano una serie di
novità: procedimento di iscrizione d'ufficio alla cassa con delibera della
giunta esecutiva a seguito di comunicazione di avvenuta iscrizione all'Albo da
parte del Consiglio dell'Ordine, contribuzione minima dimezzata con possibilità
di integrare i propri versamenti nell'arco dei primi otto anni di iscrizione
alla Cassa, retrodatazione sino a tre anni per chi si iscrive oggi all'ente di
previdenza degli avvocati, nessun limite di età per beneficiare di quanto
previsto dalle nuove norme. Nel dettaglio, si prevede la possibilità di versare
un contributo minimo soggettivo dimezzato, circa 700 euro all'anno (più 140 di
contributo di maternità) nei primi sei anni. A fronte del dimezzamento della
contribuzione annuale, però, verranno riconosciuti solo sei mesi di anzianità
contributiva ai fini previdenziali, ciò per garantire la sostenibilità
finanziaria del sistema. Al contrario di quanto avviene per l'Inps, però, la Cassa offre al
professionista la possibilità di integrare quanto versato sino agli otto anni
successivi all'iscrizione. Le nuove norme si applicano a tutti gli avvocati
senza limiti d'età in quanto, secondo l'impostazione data al provvedimento, «è
ormai evidente che la crisi dell'Avvocatura è intergenerazionale e colpisce i
giovani come gli ultra-quarantenni». Il regolamento, tuttavia, sarà molto
probabilmente impugnato innanzi al Tar Lazio. Molti dei destinatari della nuova
disciplina infatti avrebbero voluto dei nuovi scaglioni di contribuzione
parametrati alla reale capacità reddituale di un'avvocatura economicamente più
debole. A tal proposito, dal sette agosto (data di approvazione del regolamento
da parte dei ministeri vigilanti) i toni della protesta si sono fatti più
accesi su Facebook (dove sono presenti diversi gruppi di discussione a tema)
fino ad arrivare all'idea diffusa di presentare ricorso alla magistratura per
ottenere la sospensiva delle nuove regole. Polemiche alle quali il presidente
di Cassa Forense Nunzio Luciano ha replicato ricordando che l'alternativa ai
700 euro di contributo minimo richiesto dall'ente è il 27% di aliquota: 1350
euro su 5000 euro di reddito oppure 2700 euro su 10.000. Poiché alla
contribuzione previdenziale per legge nessuno si può sottrarre.
(Da Mondoprofessionisti
del 25.8.2014)